La sentenza di condanna in primo grado per sfruttamento lavorativo e caporalato emessa dal Tribunale di Cuneo contro quattro imprenditori locali ed un bracciante rappresenta “un passaggio significativo nel complesso e difficile percorso che si sta compiendo in Italia per debellare un fenomeno che da anni affligge anche il settore dell’agricoltura, e costringe migliaia di persone, lavoratori e lavoratrici soprattutto stranieri, a prestare la loro attività in condizioni disumane e degradanti”. Lo afferma Caritas italiana. Nel 2015, grazie alla sollecitazione di molte diocesi italiane tra cui quella di Saluzzo, la Caritas italiana ha avviato il progetto nazionale Presidio, con l’obiettivo di intervenire efficacemente nell’ambito dello sfruttamento lavorativo. Un lavoro che ha permesso di tutelare, accompagnare ed assistere tanti lavoratori e lavoratrici in evidente stato di bisogno, ma anche di accendere i riflettori su un tema così delicato e spesso invisibile, sensibilizzando le comunità e favorendo il dialogo con le Istituzioni locali e nazionali. La decisione del Tribunale di Cuneo e il riconoscimento di una filiera di sfruttamento anche in luoghi fino a qualche anno fa impensabili, riconosce gli sforzi di questi anni ed il lavoro portato avanti con serietà e coraggio dagli operatori e dalle operatrici del progetto Presidio. “Ancora una volta – sottolinea don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana – la Chiesa sceglie di stare accanto a quanti si trovano a vivere una condizione di emarginazione e sfruttamento, sostenendo i progetti e le imprese virtuose, tutelando i diritti degli ultimi e contribuendo alla costruzione di una società più giusta ed equa”.