“È ancora difficile guardare avanti. La guerra è molto viva. Gran parte della gente della città è andata via, la coscienza della guerra che adesso evolve con forza maggiore all’Est e Sud-Est, trasmette un’immagine molto triste”. Parla da Kiev il salesiano don Maksim Ryabukha, intervenuto oggi in collegamento all’incontro pubblico dedicato all’accoglienza dei rifugiati promosso dall’Agenzia Dire. “Conoscendo la storia – dice -, per noi è chiaro che il nemico si fermerà solo quando vedrà una risposta di forza. La questione delle armi è principale per porre fine alla guerra. Solo guardando la capacità di rispondere, la Russia si fermerà. Per questo il nostro presidente chiede aiuto”. Riguardo all’incontro fra il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, e il presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, aggiunge: “non ha portato grandi speranze e fa pensare che dalla parte russa non ci sia l’intenzione di porre fine al conflitto. Per noi è chiaro che più che una guerra umana sia una guerra demoniaca. Le persone che vengono a combattere sono demonizzate”. In futuro, “penso ci sarà ancora uno scontro forte nell’Est, nel Donbass. Non credo che la guerra finirà con il ritorno ai confini, le menti avranno bisogno di un lavoro. La conversione non passa solo con la fine del peccato ma con la comprensione del perché bisogna smettere di peccare. Altrimenti il peccato rimane appetibile”. Un segnale di speranza, il salesiano lo nota nella resilienza delle persone rimaste a Kiev: “Si nota tantissimo quanto la guerra non riesca a distruggere la spina dorsale dell’umanità. La capitale è stata il bersaglio numero uno eppure la gente è andata via ma solo quella che sentiva di essere di peso. La capacità di fare unico corpo è straordinaria. È uno spirito di famiglia che non si riesce a tradurre a parole. In termini religiosi, è la vera presenza di Dio, nonostante queste difficoltà”.