L’umiltà come antidoto all’“effetto-eclisse” spirituale e morale provocato da “idee false, abitudini sbagliate, atteggiamenti egoistici” che “offuscano” la capacità di “compiere scelte corrette” impedendo “l’incontro con il Signore”. A raccomandare questa virtù è l’arcivescovo de L’Aquila, card. Giuseppe Petrocchi, nel suo messaggio per la Pasqua, diffuso oggi. “L’umile – scrive il cardinale – ha il coraggio di guardare le cose come sono e le chiama per nome: non ha paura della verità, anche quando è scomoda. Ha i piedi per terra, ma i suoi occhi scrutano il Cielo; per questo possiede il senso della misura: evita le esagerazioni come anche le indebite minimizzazioni. Punta all’essenziale; cerca ciò che vale e custodisce ciò che conta. Proprio perché non è pieno di sé, l’umile mantiene aperti, a 360°, gli spazi relazionali; pratica il sano altruismo ed è sollecito verso il bene comune. Agisce con prudenza e sa attendere, con pazienza lungimirante, che i risultati attesi maturino nella stagione opportuna. Non si lascia sopraffare dalla percezione della propria debolezza; confida pienamente in Dio e punta tutto sulla Provvidenza, di cui vede i segni nella esistenza personale e comunitaria”. L’umile “si apre sempre un varco verso Dio e si consegna a Lui: ha fiducia nell’aiuto dell’Onnipotente, per questo non si arrende, anche di fronte alle avversità più aspre. È vigilante nell’identificare il male e consapevole che ognuno di noi, negli strati profondi della personalità, ospita un nucleo occulto di opposizione: una sorta di ‘anti-noi stessi’, specializzato nel sabotaggio della verità e delle azioni buone che possiamo mettere in cantiere”. Per la “buona salute spirituale ed etica” è necessario “scoprire l’’anti-noi stessi’”. Un “compito impegnativo” per il card. Petrocchi, “perché questo ‘centro avverso’ è ben mimetizzato; infatti, si riveste dei nostri tratti caratteriali. Siamo esposti alle sue ‘incursioni’ devianti e nocive, che provocano, spesso, sfaldamenti comportamentali: è difficile mettersi al riparo da sé stessi! Scandagliare i nostri ‘sotterranei’ spirituali e psicologici esige l’adozione di solidi rapporti comunionali”. “Tutta la ‘partita’ di un’autentica ed integrale auto-realizzazione è giocata sulla crescita nella verità, vissuta con la carità”, scrive l’arcivescovo de l’Aquila per il quale l’annuncio della Pasqua “ci offre la certezza che è possibile riscattarsi dal male che ci abita: il Signore, crocifisso e risorto, può tirarci fuori dal pantano delle nostre fragilità, da cui non riusciamo da soli ad emanciparci”. La Pasqua è “la speranza ridata a tutti: nessuno escluso! La premessa necessaria è aprirsi, senza reticenze, al Signore e mettersi in campo per intero e in prima persona: infatti, non si guarisce per procura. Sta a noi ‘far accadere’ nella nostra esistenza ciò che è già avvenuto in Gesù: occorre fare-Pasqua con Lui, per consentirGli di fare-Pasqua in noi e per noi. Mettiamoci in cammino, sulle vie della Pasqua, che consentono di lasciarci alle spalle le ombre del male e della tristezza per vedere spalancarsi davanti al nostro sguardo orizzonti entusiasmanti di verità e di bene”.