“Su come la vita delle persone e le vicende della società siano conformi alla verità del diritto va misurato l’agire di chi si impegna negli ambiti sociali, politici, dell’amministrazione della cosa pubblica. C’è un’oggettività del bene comune, il ‘diritto con verità’, la cui ricerca e il cui riconoscimento costituisce il primo dovere di chiunque si pone al servizio della società. Al centro di questa verità c’è la dignità della persona umana e l’inviolabilità della sua vita, dal concepimento alla fine naturale, e al tempo stesso la costruzione delle relazioni sociali secondo il bene comune promuovendo la pace”. Lo ha ricordato l’arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori, celebrando questa sera la Messa in preparazione alla Pasqua per le persone coinvolte in ambito sociale e politico. Per Betori se si perde “il riferimento basilare alla persona e alla sua natura relazionale, si finisce per porsi obiettivi che si prestano a manipolazioni e travisamenti”. Commentando il ‘Canto del Servo del Signore” (Isaia), l’arcivescovo ha ricordato che chiunque si pone al servizio della società deve compiere “la sua missione senza i caratteri dispotici del potere, senza schiacciare i deboli, ma deve agire con la mitezza e la cura dei poveri di cui darà prova suprema Gesù”. Quindi l’agire sociale e politico secondo la rivelazione divina “non comporta solo individuazione di corretti obiettivi, ma anche modalità di azione attente agli altri, soprattutto ai più fragili e meno garantiti, con il coraggio di scelte che guardino al futuro nella costruzione di una convivenza coesa e partecipe. Ne stiamo avendo prova in negativo in questi giorni di guerra, in cui gli obiettivi di dominio cercano di imporsi con la violenza e la morte e in cui ci è chiesta apertura del cuore alla cura e all’accoglienza”. Valori particolarmente in gioco nella guerra in Ucraina, “in cui va riconosciuto il sacrificio di chi è pronto a mettere a repentaglio la propria vita per la libertà e l’identità di un popolo”. L’agire sociale, ha aggiunto Betori, “deve avere sguardi che vanno oltre gli stretti confini di una comunità, per sentirsi responsabili di una crescita che deve riguardare tutti, aprendosi ad orizzonti universali. Ogni volta che l’umanità è messa in pericolo nei suoi fondamenti siamo tutti coinvolti. La proclamazione del diritto vero deve mettere in conto l’avversione e, come per Gesù, deve esprimersi nel dono di sé che non teme neanche il proprio sacrificio, la morte. Anche questo dono di sé, nella forma di un servizio disinteressato, costituisce una caratteristica fondamentale dell’impegno sociale”.