“Credendo che ci sia un solo Grande Spirito e sapendo che ci sono molte strade verso l’unico Dio, chiedo a Sua Santità di unirsi a me nella preghiera”. Con queste parole, invocando “gli spiriti” che Dio ha posto su tutte le direzione dell’est, del sud, del nord e dell’ovest della terra, Elder Fred Kelly, anziano delle First Nations, ha aperto il momento di preghiera vissuto oggi insieme a Papa Francesco, per le vittime delle scuole residenziali canadesi. Ciascun rappresentante First Nations, Métis e Inuit ha preso la parola questa mattina offrendo una preghiera nella loro lingua madre. “Santità – ha detto Elder Fred Kelly – abbiamo volato percorrendo una grande distanza sulle stesse acque che i primi esploratori di queste terre hanno navigato per raggiungere la nostra gente sulle bellissime coste della Turtle Island da dove sei venuto anche tu, mio caro fratello. Siamo profondamente grati che abbiate ricevuto la nostra delegazione di Anziani, i Custodi della Saggezza dei Secoli dalla ricca diversità di modi di vita, lingue e spiritualità indigene con cui il Grande Spirito ci ha benedetto attraverso i nostri amati antenati”. “E’ lo Spirito della nostra preghiera che conta, non le lingue con cui la esprimiamo. Santità, lei capisce di cosa sto parlando. Dio Creatore, ti chiediamo, ti imploriamo i doni sacri dei nostri popoli, amore, gentilezza, rispetto, verità, coraggio e umiltà”. “Possa il Creatore benedire il nostro incontro così che possiamo camminare in futuro” e “trovare la riconciliazione e la guarigione di cui le prime generazioni hanno bisogno”. Poi Elder Kelly ha rivolto una preghiera affinchè tutti i bimbi strappati alle loro famiglie e scomparsi anonimamente nelle tombe, “possano tornare dalle persone che li hanno amati e i loro genitori e parenti ritrovare pace e conforto”. Ha poi preso la parola Elder Emile Janvier della Métis Nation, anche lui uno dei sopravvissuti alle scuole residenziali. “Preghiamo per coloro nelle nostre comunità che lottano a causa dei danni subiti. Perché trovino forza in questo cammino di riconciliazione”. La delegazione Inuit ha infine intonato la preghiera del “Padre nostro”, in lingua Inuktitu.