La crisi umanitaria causata dal conflitto in Ucraina continua a peggiorare di giorno in giorno e a generare anche un impatto sui Paesi vicini, come Moldavia. “La città di Palanca, per esempio, sta diventando uno dei luoghi più difficili da raggiungere a causa del grande afflusso di rifugiati in fuga dalla guerra. In questo momento, la tensione resta palpabile”. Lo riferisce Azione contro la fame, impegnata in queste ore con il suo staff ai confini tra la Moldavia e la Romania. Si stima che quasi 4 milioni di ucraini potrebbero dover lasciare le proprie case e che 12 milioni di persone hanno bisogno di aiuti umanitari. È la Moldavia, con 2.6 milioni di abitanti, a ricevere il più alto numero di rifugiati in rapporto alla sua popolazione (quattro ogni 100 abitanti). “Se il conflitto a Odessa dovesse intensificarsi, arriveranno ancora più rifugiati e la situazione potrebbe peggiorare ancora – ha dichiarato Noelia Monge, a capo del team di emergenza di Azione contro la fame -. Le loro condizioni, oggi, sono sempre più precarie: non c’è più spazio nei centri di prima accoglienza e nevica continuamente. Inizieremo a installare latrine e a distribuire coperte”. Più di 250.000 rifugiati hanno già attraversato i confini con la Moldavia e circa 100.000 rimangono ancora nei centri di transito. La delicata situazione di Odessa potrebbe finire per destabilizzare ancora la Moldavia. In collaborazione con le organizzazioni locali, Azione contro la fame sta distribuendo 2.000 pasti caldi al giorno ai rifugiati ucraini alle frontiere. Nella sua seconda linea di azione umanitaria, Azione contro la fame si concentrerà sui centri di transito che ospitano i rifugiati in arrivo dall’Ucraina, offrendo pacchi alimentari e kit igienici. Inoltre, lavorerà per identificare famiglie ospitanti che si impegnino a ospitare i rifugiati per almeno un mese, offrendo loro pacchi alimentari e kit igienici. Azione contro la fame chiede “il rispetto dei principi fondamentali del diritto internazionale umanitario per proteggere i civili, resi vulnerabili del conflitto, dall’impatto diretto e indiretto delle ostilità”.