Russia: Karabanovo, fermato un sacerdote che si era schierato contro la guerra in Ucraina

La scure della censura si abbatte anche sulle omelie dei sacerdoti e le loro prediche domenicali. Il sacerdote della parrocchia della Resurrezione di Cristo a Karabanovo (regione di Kostrom) Johann Budrin è stato fermato dalla polizia nella giornata di ieri per la sua omelia di domenica 6 marzo: dopo essere stato interrogato per oltre due ore e mezza, è stato rinviato a giudizio e dovrà comparire di fronte a un tribunale. Già poche ore dopo l’inizio dell’attacco russo in terra ucraina il sacerdote aveva scritto sul social Vkontakte: “I soldati russi stanno uccidendo i loro fratelli e sorelle in Cristo. Noi cristiani non possiamo farci da parte quando un fratello uccide un fratello, un cristiano uccide un cristiano”. Aveva invitato a “non ripetere i crimini di coloro che hanno salutato le azioni di Hitler il 1° settembre 1939”, a “non chiudere timidamente gli occhi” e stravolgere la realtà. “Il sangue degli abitanti dell’Ucraina rimarrà nelle mani non solo dei governanti della Federazione Russa e dei soldati che eseguono questo ordine. Il loro sangue è sulle mani di ognuno di noi che ha approvato questa guerra o semplicemente è rimasto in silenzio”. Domenica 6 marzo, rivolgendosi ai fedeli, ha sostanzialmente ripetuto che “non possiamo infrangere il comandamento ‘non uccidere’ così facilmente”, al di là di ogni valutazione politica. In una intervista alla testata Mediazone ha spiegato: “Poiché sono un prete, devo dire alla gente per cosa pregherò, per cosa non posso fare a meno di pregare. Quello era lo scopo del mio sermone. Non era un appello contro la guerra, ma un invito più profondo alla gente perché nonostante tutto, conservino l’umanità nei loro cuori”. Intanto sul sito della parrocchia sono comparsi due avvisi: “Per adempiere alla volontà del metropolita di Kostroma e ai requisiti della legge adottata improvvisamente contro le azioni pubbliche volte a screditare l’uso delle forze armate della Federazione Russa, siamo costretti a rimuovere dal sito web della nostra parrocchia il messaggio sull’inammissibilità dello spargimento di sangue”. Un messaggio precedente riferiva che “decine di persone dalla Russia e da altri Paesi mi hanno rivolto personalmente parole di sostegno. Molti hanno iniziato a trasferire denaro per pagare un’eventuale multa (anche se il processo non si è ancora svolto e non c’è una sentenza)”, scriveva il sacerdote, “lieto che la Luce di Cristo arda nel cuore di tante persone”. E auspicava “che le parole evangeliche dell’amore non siano dimenticate e non scompaiano”.

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