“Evento o stile? Mentre percorriamo insieme il cammino tracciato da Papa Francesco – e quindi letteralmente facciamo ‘sinodo’ -, diventa sempre più evidente che l’accento è sullo stile. L’evento è importante, certo, ma deve porsi a servizio dello stile”. Lo scrive l’arcivescovo di Modena e Carpi, mons. Erio Castellucci, nell’editoriale pubblicato dal giornale diocesano “il Momento” della diocesi di Forlì-Bertinoro. “Molti eventi e poco stile: forse è uno dei problemi delle comunità cattoliche in Italia – osserva il presule -. Già da tempo la caduta della ‘cristianità’ reclama il passaggio dal paradigma della conservazione a quello della missione, come ripetono tutti i Papi dal Vaticano II ad oggi. La pandemia, poi, ha sparigliato le carte, costringendoci a reimpostare non solo la partita, ma il gioco stesso e le sue regole”.
La consapevolezza dell’arcivescovo è che “non basta oggi convocare le persone per gli eventi, siano essi liturgici, catechistici, caritativi o ricreativi: è necessario, sì, ma non più sufficiente per annunciare il Vangelo e formare donne e uomini cristiani”. “Il cammino sinodale sta attivando molti eventi, diffusi in tutte le diocesi: soprattutto gruppi di ascolto e riflessione, celebrazioni, attività, iniziative culturali, dialoghi, spettacoli… e presto verranno prodotti testi di sintesi e documenti di lavoro. Ma soprattutto si sta formando uno stile: quello, appunto, sinodale”. Mons. Castellucci sottolinea che “non è un’invenzione di Papa Francesco, ma è semmai un’invenzione di Gesù, che decise di lavorare per il regno di Dio, camminando insieme a una dozzina di collaboratori: ‘camminando’, non convocando la gente dentro una scuola, una sinagoga o un tempio; ‘insieme’, non muovendosi come un profeta solitario”. “La Chiesa ha poi fin dall’inizio accolto e praticato questo stile di itineranza comunitaria: e i sinodi, a tutti i livelli, ne segnano la storia. Si è però annebbiata qua e là, nel corso dei secoli, la prassi partecipativa dell’intero popolo di Dio, rilanciata dal Concilio Vaticano II sia per la liturgia, sia per l’annuncio e la carità. Ecco lo stile, al cui servizio deve porsi l’evento: la fraternità”.