La diocesi di Rimini propone una serie di iniziative e gesti simbolici per sensibilizzare nei confronti della guerra in Ucraina e della condizione dei profughi in fuga. Iniziative che avranno luogo per l’intera settimana dal 7 al 13 marzo. Nello specifico, le campane della basilica cattedrale di Rimini saranno suonate ogni giorno della settimana alle ore 20, con l’invito alle parrocchie e ai monasteri della diocesi a fare altrettanto. Proposta anche una preghiera serale, in famiglia, a favore della pace.
Si prevede, sempre nel Tempio malatestiano di Rimini, lo spegnimento dell’illuminazione in orario serale. Un gesto che “ha un doppio significato – spiega don Maurizio Fabbri, vicario generale della diocesi riminese –. Il primo è fortemente simbolico: spegnere le luci che illuminano il duomo di Rimini significa sperimentare le tenebre, come quelle che avvolgono l’umanità quando si imbocca la ‘follia della guerra’, come ha detto Papa Francesco. Inoltre, è anche un piccolo esempio delle luci superflue che ciascuno di noi può ‘spegnere’, come digiuno soprattutto in questo tempo di Quaresima e di risparmio energetico”.
Le iniziative sono previste fino a domenica 13 marzo, ma sono allo studio della diocesi anche altre proposte qualora il conflitto dovesse prolungarsi.
Parallelamente, prosegue l’attività di accoglienza dei profughi ucraini da parte della Caritas diocesana. Sono già arrivate a Rimini alcune centinaia di ucraini in fuga dal conflitto, e se ne prevedono molti altri nelle prossime settimane. “Le canoniche agibili sono già state messe a disposizione di famiglie in difficoltà economica ad affitti più che calmierati – illustra la situazione Mario Galasso, direttore di Caritas Rimini –. Questa settimana cercheremo di capire se, anche coinvolgendo i fedeli, riusciremo ad individuare nuove possibilità e opportunità. Una cosa è certa: cercheremo di fare il possibile per sensibilizzare le comunità e poter offrire il contributo della Chiesa di Rimini in questa emergenza”.