“Non si ha una chiara conoscenza dei tempi dell’accoglienza e della durata del conflitto, ma sia ben chiaro che la Chiesa cattolica con i suoi organismi sarà presente finché l’emergenza accoglienza sarà un dovere”. Con queste parole, la Chiesa cattolica in Moldavia presenta oggi in un comunicato giunto al Sir, l’impegno in primissima linea offerto per gli sfollati ucraini in fuga dalla guerra. Sono state organizzate strutture e centri, oltre ad alcune parrocchie e appartamenti sociali, garantendo attualmente la capacità di 390 posti letto, con annessi servizi sanitari e vitto. È stata creata anche una rete familiare di solidarietà, dove singole famiglie si sono rese disponibili per l’accoglienza. Vengono erogati servizi di accompagnamento all’arrivo in Moldavia presso le frontiere ed alla partenza per le destinazioni preferite. È offerta un’assistenza psicologica e sanitaria ed è anche operativa una rete di informazione con i familiari ancora in Ucraina e quelli presso i quali i profughi intendono recarsi. Viene svolta inoltre anche un’opera di corretta informazione, perché “i profughi possano sfuggire a forme di sfruttamento, traffico di essere umani e adescamento di minori o donne sole”. C’è la disponibilità delle mense sociali cattoliche, da sempre attive, a distribuire pasti sia nelle proprie strutture che all’esterno, in altre strutture di accoglienza o laddove vengono richiesti. Particolare attenzione è rivolta ai minori, che sono la parte più fragile dell’accoglienza, ai quali viene data la possibilità di poter vivere momenti di animazione e ricreazione. A garantire questi servizi su invito del vescovo mons. Anton Cosa, sono impegnati Caritas Moldova, Fondazione Regina Pacis, Fides, Casa della provvidenza, Optima fide, Fondazione don Bosco, Rinnovamento nello Spirito, Cammino neocatecumenale, parrocchie e comunità religiose. “La Chiesa cattolica in Moldova – si legge nel comunicato – esprime l’auspicio che si possa giungere al più presto ad una condizione di pace e risoluzione del conflitto. Papa Francesco da tempo chiede questo, manifestando la sua preoccupazione e sofferenza. Altrettanto il vescovo Anton Cosa non ha mancato di esortare le comunità cattoliche in Moldavia a pregare per lo stesso motivo”.