“Gli importanti risultati raggiunti, in termini di aggressione ai patrimoni delle mafie, della criminalità economica e dei corrotti e le sempre più numerose esperienze positive di riutilizzo sociale, richiamano sempre più l’attenzione sulle criticità ancora da superare e sui nodi legislativi ancora da sciogliere che richiedono uno scatto in più da parte di tutti”. Lo sottolinea oggi Libera, in occasione dell’anniversario della legge n. 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie e della diffusione della ricerca “Fattiperbene”. Per queste ragioni, l’associazione, presieduta da don Luigi Ciotti, chiede “con urgenza” e rilancia alcune proposte. Innanzitutto, “prevedere l’attuazione della riforma del Codice Antimafia del 2017 nelle sue positive innovazioni, assicurando una gestione efficiente dei beni sin dalla fase del sequestro fino alla confisca definitiva, una maggiore celerità nelle procedure di destinazione e l’attribuzione di adeguati strumenti e risorse agli uffici giudiziari e all’Agenzia nazionale”. In secondo luogo, “rendere il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati uno strumento di crescita e sviluppo economico per le comunità territoriali, tramite adeguate forme di progettazione partecipata e di collaborazione tra Enti locali e terzo settore”. Inoltre, occorre, “aumentare la trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni, attraverso la piena e completa accessibilità alle informazioni riguardanti i beni confiscati, affinché sia da stimolo per la partecipazione democratica dei cittadini e delle cittadine”. Ancora, bisogna “utilizzare una quota del Fondo unico giustizia, delle liquidità e dei capitali sequestrati e confiscati a mafiosi e corrotti per sostenere il percorso di destinazione e di assegnazione dei beni confiscati e promuovere forme di imprenditorialità giovanile, di economia sociale e mutualismo; evitare che tanti beni immobili possano rimanere “accantonati”, in attesa delle verifiche dei crediti in buona fede, e successivamente destinati alla vendita”. Infine, Libera chiede di “tutelare il lavoro nelle aziende sequestrate e confiscate, sostenendo la rinascita di queste esperienze e la loro continuità produttiva, anche attraverso la costituzione di cooperative promosse dagli stessi lavoratori”.