“Invocare il Principe della pace perché con la forza dello Spirito Santo illumini le coscienze di Putin e di chi combatte con lui e per la nazione russa. Saranno veri eroi, se in questo momento sapranno deporre le armi e tornare a trattare, per cercare vie ragionevoli a tutela di quei diritti che ritengono essere stati violati. Preghiamo perché il dovere di difendere gli innocenti, la legittima difesa, le sanzioni, siano sapientemente proporzionate e non vadano oltre queste giuste intenzioni ed azioni. Preghiamo affinché l’Organizzazione delle Nazioni Unite sia un arbitro autorevole in questo conflitto”. L’invito a pregare è di mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania, che questa sera in cattedrale ha presieduto la veglia di preghiera per la pace in Ucraina e nel mondo. Richiamandosi ai salmi mons. Renna ha ricordato che se “la casa comune non è costruita con il Signore, il Padre che vuole non la morte, ma la vita di tutti i suoi figli, invano fatichiamo, perché tante volte cementiamo le nostre relazioni con gli equilibrismi e non con la fraternità, circondiamo di mura le nostre città e non le dotiamo di ponti, cerchiamo di far crescere il Pil, senza preoccuparci se ci sono degli esclusi”. L’arcivescovo ha parlato di “sguardo distratto sul prezzo che pagano i poveri quando si costruisce Babele, piuttosto che la città dell’uomo. Lo sanno quelle mamme che varcano con i loro bambini i confini dei loro Paesi, come anche i padri che sono restati per difendere la loro terra. I figli sono un dono che è stato strappato ai genitori, in una nuova strage degli innocenti, sotto il fuoco dei bombardamenti”. “Noi siamo qui perché la preghiera ci cambi il cuore e ci disarmi” ha affermato mons. Renna rileggendo le beatitudini che “disarmano le nostre coscienze da ogni velleità di violenza e di guerra. Lasciamoci disarmare dalle beatitudini”. A proposito delle armi l’arcivescovo di Catania ha fatto sue le dichiarazioni di mons. Ricchiuti, Presidente nazionale di Pax Christi, preoccupato come tanti per l’invio nei Paesi in guerra delle armi, una scelta che sta ancora di più inasprendo il conflitto: “Mi sembra che qui si vedano ben chiari i grandi interessi delle lobby delle armi. Non per niente da tempo sono in aumento le spese militari. Non ci sono i soldi per tante necessità ma per le armi si trovano sempre. E si decide addirittura di destinarle a zone di guerra, rendendoci, secondo alcuni esperti analisti, un Paese ‘belligerante’”. “La legittima difesa è necessaria per difendere i civili – ha spiegato mons. Renna – ma occorre vigilare perché non si crei una strategia nella quale la deterrenza porti davvero ad una avventura senza ritorno. La corsa agli armamenti non assicura la pace. Lungi dall’eliminare le cause di guerra, rischia di aggravarle”.