Papa Francesco: il 15 maggio le canonizzazioni dei beati Titus Brandsma, Maria Rivier e Maria di Gesù Santocanale

(Foto Vatican Media/SIR)

I beati Titus Brandsma, sacerdote professo dell’Ordine Carmelitano, martire; Maria Rivier, fondatrice della Congregazione delle Suore della Presentazione di Maria; Maria di Gesù (al secolo: Carolina Santocanale), fondatrice della Congregazione delle Suore Cappuccine dell’Immacolata di Lourdes, verranno proclamati santi il 15 maggio prossimo. Lo ha stabilito il Papa, che ha presieduto oggi, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, la celebrazione dell’Ora Terza e il Concistoro Ordinario Pubblico per la Canonizzazione dei citati beati. “I santi sono nostri fratelli e sorelle che hanno accolto la luce di Dio nel cuore e l’hanno trasmessa al mondo, ciascuno secondo la propria tonalità”, ha detto il card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, tracciando un breve profilo dei tre beati, a partire dal Beato Titus Brandsma, che morì martire nel campo di concentramento di Dachau, “dopo aver studiato a fondo l’ideologia nazista, intravedendone i pericoli e criticandone l’impostazione antiumana”, ha ricordato Semeraro. “Uomo della pace nell’Europa in guerra”, è il titolo della biografia di Tito Brandsma, diffusa della Congregazione per le Cause dei Santi, che suona purtroppo attuale anche in questi giorni cupi. Tito Brandsma, al secolo Anno Sjoerd, nasce nella fattoria di Oegeklooster, presso Bolsward, nella Frisia Orientale – Paesi Bassi, il 23 febbraio 1881. Il padre, Titus, era un agricoltore benestante, sposato con Tjitsje Postma. La salute del giovane Anno Sjoerd è così fragile che non gli permette né di lavorare nell’azienda familiare, né (come desidererebbe) di entrare tra i francescani minori, dove compie i primi studi.  Entra presso i carmelitani di Boxmeer e prende il nome di suo padre, Titus. Compiuti gli studi di filosofia e di teologia, emette la professione religiosa e viene ordinato sacerdote il 17 giugno 1905. Viene inviato a Roma, dove frequenta la facoltà di filosofia della Pontificia Università Gregoriana e segue i corsi di sociologia presso l’Istituto Leoniano. Rientrato in Olanda, insegna filosofia e matematica nello studentato carmelitano di Oss, fino al 1923. Contemporaneamente coltiva la passione giornalistica, pubblica articoli in diversi periodici, di alcuni dei quali diviene capo-redattore; inizia pure la pubblicazione in più volumi delle opere di S. Teresa in lingua olandese. Nel 1923 diventa professore di filosofia e storia della mistica nella neonata Università Cattolica di Nimega e nell’anno accademico 1932-1933 viene eletto Rettore magnifico. Nel 1935 il Vescovo di Utrecht Mons. Johannes De Jong lo nomina assistente ecclesiastico dell’associazione dei giornalisti cattolici del paese (una trentina di testate giornalistiche).     Con la tessera internazionale di giornalista viaggia in Irlanda e negli Stati Uniti, dove tiene conferenze sulla spiritualità e la tradizione carmelitana, raccolte in seguito nel volume The Beauty of Carmel.

Nel 1933 in Germania il partito nazionalsocialista aveva eletto come Cancelliere Adolf Hitler. Tra il 1938 e il 1939, mentre in Europa cominciano ad addensarsi le cupe ombre del nazismo, Padre Titus tiene dei corsi all’università sull’ideologia nazista, denunciandone a gran voce la distorsione ideologica e criticandone l’impostazione pagana e antiumana. La guerra, iniziata nel settembre 1939 con l’invasione della Polonia, si scatena anche in occidente: il 10 maggio 1940 i tedeschi invadono l’Olanda, il Belgio, il Lussemburgo e la Francia, imponendo gradualmente la propria ideologia. Il 26 gennaio 1941 i Vescovi della Chiesa Olandese reagiscono con fermezza contro i provvedimenti nazisti e Padre Titus, in prima linea, collabora attivamente con l’episcopato, ben cosciente dei rischi cui va incontro. All’inizio di gennaio del 1942 egli viaggia in treno in tutta l’Olanda e visita le redazioni dei giornali cattolici, per consegnare le direttive dell’episcopato e incoraggiare i direttori a resistere alle pressioni naziste.

Il 19 gennaio, appena rientrato a Nimega, tiene l’ultima lezione all’università; al rientro in convento, viene arrestato e rinchiuso in una cella del carcere di Scheveningen.     Gli è concesso di tenere con sé due libri: la vita di S. Teresa di Gesù di Kwalkman (Het leven van heiligen Theresia, 1908) e il Jezus di C. Verschaeve (1939). In cella Titus può dedicarsi a scrivere la vita di S. Teresa e, in mancanza di carta, utilizza il libro sulla vita di Gesù scrivendo tra le righe quella della santa di Ávila.     In quel periodo scrive anche un diario, intitolato “La mia cella”, e la preghiera “Davanti all’immagine di Gesù”, in cui esprime la propria desolazione, consolata dalla presenza mistica del Signore.

l 12 marzo viene condotto nel campo penale di Amersfoort, dove è costretto a lavorare e a vivere in condizioni durissime; il 13 giugno viene trasferito nel campo di smistamento di Kleve, in Germania, e da qui condotto con un carro bestiame fino al campo di concentramento di Dachau, dove arriva il 19 giugno 1942. A causa dell’estremo indebolimento della sua salute, già precaria, è internato nell’ospedale da campo, il Revier. Vi rimane fino alla domenica 26 luglio, quando viene ucciso, alle ore 14, con un’iniezione di acido fenico. All’infermiera che lo stava uccidendo padre Titus regala il rosario che un internato gli aveva fabbricato.     La donna dice di non saper pregare, e padre Titus risponde: “Basta che dica Ave Maria”. In seguito ella si convertirà e potrà testimoniare al processo di beatificazione, raccontando le ultime ore di vita del Carmelitano.  Nel 1952 viene introdotto il processo di beatificazione e canonizzazione: era il primo processo su un presunto martire del nazionalsocialismo. Il 3 novembre 1985, san Giovanni Paolo II proclama Beato padre Titus Brandsma, come martire della fede.

(Foto Vatican Media/SIR)

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Europa