Ogni nascita in tempo di guerra è “una sfida nuova per i genitori” ma è anche un segno che “ci dà la speranza che il bene sconfiggerà il male”. Così don Andriy Nahirniak, vice-parroco della cattedrale patriarcale della Resurrezione di Cristo a Kiev commenta al Sir la notizia data oggi dal vice sindaco della capitale, Mykola Povoroznyk, secondo cui durante i 35 giorni di guerra in Ucraina, sono nati a Kiev 987 bambini. Si tratta di 534 maschi e 453 femmine e 25 sono i gemelli. “La nostra vita qui in Ucraina, a Kiev, continua così come anche succede in natura, quando dopo l’inverno arriva la primavera, e tutto si vivifica”, osserva il vice-parroco.
“La vita umana continua e non si interrompe da milioni anni. I bambini continuano a nascere, anche se la guerra dura ed ancora esiste un pericolo intorno. Nonostante il fatto che la maggior parte degli abitanti di Kiev abbiano lasciato la città, la vita nella capitale prosegue. È rimasto 1 dei 3 milioni dei cittadini. Sono rimasti le persone per le quali Kiev è la loro propria casa e non cercano un altro posto altrove. Anche se, ovviamente, capiamo che la vita sotto i bombardamenti è sempre pericolosa. I bambini nascono nei ripari, nelle stazioni della metropolitana, dove le donne incinte si nascondevano dai bombardamenti nei primi giorni di guerra. Nonostante le condizioni, i nostri ospedali, soprattutto ospedali per la maternità, continuano a funzionare e la maggior parte dei bambini sono nati lì. In questa situazione, c’è una nuova sfida per i genitori, perché il bambino che nasce, fa sorgere la domanda: Cosa trasmetteremo a lui? Dove e come vivrà? In quale situazione o atmosfera? D’altra parte, la nascita del bimbo ci dà la speranza che il bene sconfiggerà il male e la vita vincerà la morte. In ciò crediamo noi, cristiani, sapendo che il Cristo ha già fatto questo. Lui ha vinto la morte con la sua morte sulla croce ed è risorto dai morti”.