“In soli due mesi si sono registrate oltre 120mila denunce di infortunio, 114 con esito mortale. I preoccupanti incrementi rispetto al primo bimestre del 2021 impongono una seria riflessione per stimolare maggiore attenzione verso il tema della salute e sicurezza sul lavoro. Così il presidente dell’Inail, Franco Bettoni, ha commentato i dati su “Infortuni e malattie professionali” relativi a febbraio diffusi oggi dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.
I numeri parlano di 121.994 denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail nel primo bimestre del 2022 (+47,6% rispetto allo stesso periodo del 2021), 114 delle quali con esito mortale (+9,6%). In aumento le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 8.080 (+3,6%). Come rileva l’Istituto, “si registra, rispetto all’analogo periodo del 2021, un deciso aumento delle denunce di infortunio in complesso, un incremento di quelle mortali e una lieve crescita delle malattie professionali”. Dati che – ha sottolineato Bettoni – “non possono lasciarci indifferenti”.
“L’andamento degli infortuni nel periodo 2019-2021, al netto dei contagi Covid – prosegue Bettoni – presenta elementi di evidente complessità: nel 2019, in assenza del virus, sono pervenute all’Istituto circa 642.000 denunce di infortunio, diminuite a poco più di 423.000 nel 2020 e risalite a quasi 513.000 nel 2021. Effetti sostanzialmente analoghi per gli infortuni con esito mortale, sempre con l’esclusione dei casi Covid”, ha proseguito il presidente dell’Inail, secondo cui “in riferimento al 2022, l’analisi statistica dei primi due mesi conferma l’urgenza di agire sinergicamente per invertire la rotta”.
“Nel nostro Paese manca ancora una reale cultura della prevenzione – ha concluso Bettoni – che va costruita iniziando dai banchi di scuola, conservandola poi nel tempo con adeguati interventi di informazione e formazione continua per tutti gli attori del ciclo produttivo. Una valida politica di prevenzione, l’interiorizzazione della cultura della sicurezza, non penalizzano l’impresa sul mercato, anzi, possono costituire elemento determinante di affermazione e competitività”.