Ucraina: Coldiretti, con guerra viene meno un quarto del grano mondiale. Prandini, “investire in sicurezza alimentare e indipendenza energetica”

Con la guerra rischia di venire a mancare dal mercato oltre ¼ del grano mondiale con l’Ucraina che insieme alla Russia controlla circa il 28% sugli scambi internazionali con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, ma anche il 16 % sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l’alimentazione degli animali negli allevamenti e ben il 65% sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate). E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati del Centro Studi Divulga in occasione dell’allarme delle Nazioni unite secondo le quali la guerra in Ucraina sta provocando una catastrofe globale sul piano agricolo ed alimentare come mai era accaduto dalla seconda guerra mondiale
Senza la fine della guerra le semine primaverili di cereali in Ucraina – sottolinea Coldiretti – saranno praticamente dimezzate su una superficie di 7 milioni di ettari rispetto ai 15 milioni precedenti all’invasione della Russia che sta bloccando anche le spedizioni dai porti del Mar Nero dove 94 navi per il trasporto di prodotti alimentari nel mediterraneo sono state bloccate e tre bombardate. Si tratta di un taglio significativo anche alla luce delle difficoltà del commercio internazionale di materie prime agricole in una situazione in cui – precisa Coldiretti – molti Paesi stanno adottato misure protezionistiche, bloccando le esportazioni. Secondo Coldiretti, l’Italia importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame. Importante, afferma il presidente Ettore Prandini, il ruolo dell’Ue “per garantire gli approvvigionamenti alimentari e bisogna evitare comportamenti protezionistici come il blocco delle esportazioni annunciato dall’Ungheria e superato solo grazie all’intervento diretto del premier Draghi”. Per il presidente Coldiretti occorre inoltre “accelerare sui progetti del Pnrr e avere una prospettiva a medio termine per investire sempre di più nel settore agricolo in termini di sicurezza alimentare ma anche di indipendenza energetica”.

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