No ad un modello “chiuso” di scuole cattoliche, in cui “non c’è spazio per chi non è totalmente cattolico”: E’ quanto si legge nell’Istruzione “L’identità della Scuola Cattolica per una cultura del dialogo”, emanata dalla Congregazione per l’educazione cattolica, in cui si fa notare che “tale modello contraddice la visione di una scuola cattolica aperta che intende tradurre in ambito educativo il modello della Chiesa in uscita, in dialogo con tutti”. “Non bisogna perdere lo slancio missionario per chiudersi in un’isola e allo stesso tempo occorre il coraggio di testimoniare una ‘cultura’ cattolica cioè universale, coltivando la sana consapevolezza della propria identità cristiana”, l’indicazione contenuta nel documento, in cui si fa notare che “talvolta situazioni critiche attorno all’identità cattolica sono provocate da una mancanza di chiarezza sulle competenze e nelle legislazioni”. Di qui la necessità di “mantenere un giusto equilibrio delle competenze, secondo il principio di sussidiarietà”. “I problemi giuridici e di competenza delle istituzioni educative cattoliche nascono anche a causa del doppio inquadramento normativo: canonico e statale-civile”, si osserva nel testo: “Dalla diversità di scopi delle relative legislazioni, può accadere che lo Stato imponga alle istituzioni cattoliche, che operano nella sfera pubblica, comportamenti non consoni che mettano in dubbio la credibilità dottrinale e disciplinare della Chiesa. Qualche volta anche l’opinione pubblica rende quasi impossibili le soluzioni in linea con i principi della morale cattolica”. Tra le proposte, quella di “un codice di comportamento” come “garanzia della qualità istituzionale e professionale” della scuola cattolica.