“In un’ora del mondo segnata da grande dolore abbiamo bisogno di stringere più forti legami di amicizia, come segno tangibile della nostra volontà di pace. Proprio mentre ci sembrava di uscire da una prova terribile, quella della pandemia, eccoci di fronte a una guerra sanguinosa, che bussa alle nostre porte e fa appello alle nostre coscienze, così come a quelle dei responsabili della politica. Dobbiamo unirci per chiedere con forza la cessazione dei combattimenti tra Russia e Ucraina e una soluzione pacifica delle controversie, nella ricerca del bene comune”. Lo ha scritto l’arcivescovo di Bologna, il card. Matteo Maria Zuppi, nel messaggio che ha inviato alla Comunità islamica in occasione del Ramadan, che avrà inizio sabato 2 aprile. Porgendo un “saluto pieno di amicizia e solidarietà”, il cardinale sottolinea che “al di là di quello che ci unisce e ci distingue nelle rispettive fedi religiose, possiamo e dobbiamo comportarci da buoni ‘vicini di casa’, ovunque ci troviamo”. L’arcivescovo propone “di fare dell’atto esteriore del digiuno fisico, nelle sue varie forme, il segno dell’impegno a un digiuno ancora più profondo: quello della rinuncia ai pensieri e agli atti di rivalsa, di violenza, di sopraffazione nei nostri rapporti quotidiani”. “Possa davvero essere il digiuno – l’auspicio del card. Zuppi – segno della nostra partecipazione alle sofferenze delle nostre sorelle e dei nostri fratelli travolti dalla guerra, in Ucraina così come in tante parti del mondo, le cosiddette ‘guerre dimenticate’”. “Il mio augurio – conclude – è dunque che la ‘rottura del digiuno’, con la festa di Pasqua il 17 aprile e la fine di Ramadan il 2 maggio, sia rottura delle catene della guerra e inizio di una nuova primavera di pace”.