“Non dobbiamo abituarci, non possiamo accettare che un tale sacrificio diventi la norma”. Lo ha detto l’arcivescovo della diocesi di Taranto, mons. Filippo Santoro, commentando la seconda morte sul lavoro che coinvolge la comunità ionica in meno di due settimane. Stavolta a perdere la vita un trentenne nato a Martina Franca ma residente a Crispiano, paesi entrambi a pochi chilometri di Taranto. Il giovane Tony Turnone, stava lavorando in un campo di pale eoliche nel leccese ed è morto fulminato. “Solo pochi giorni fa piangevamo il povero Massimo De Vita, abbiamo pregato per lui, per la sua famiglia, i suoi amici; abbiamo lanciato appelli per una rinnovata attenzione nei confronti dei lavoratori, della loro sicurezza, per un lavoro che fosse solo un’occasione di promozione della dignità umana e di promozione sociale. Oggi siamo qui a piangere la perdita di un altro figlio di questa terra, un’altra giovane vita strappata. Prego ed invito tutta la comunità ad unirsi a me, per Antony Turnone, per i suoi cari sconvolti da un dolore indicibile. Prego anche per noi – ha concluso l’arcivescovo – perché non ci prendano lo scoramento, la disillusione, perché non cediamo al sentimento della fatalità: non si muore sul lavoro per fatalità, si muore per inosservanza delle norme di sicurezza, per la responsabilità di chi avrebbe dovuto e non ha controllato che fossero applicate. Non dobbiamo abituarci, non possiamo accettare che un tale sacrificio diventi la norma come, leggendo gli impietosi numeri delle statistiche degli incidenti, potrebbe accadere”.