“È in gioco anche il bene della pace, perché quando ci sono le condizioni di un lavoro sicuro e dignitoso, si pongono le basi per evitare ogni forma di conflittualità sociale”. Così i vescovi italiani, nel Messaggio della Cei per il 1° maggio, invitano ad invertire la rotta sul lavoro, a partire da “una cultura della cura, nutrita dalla Parola di Dio, che invita ad aprire il nostro cuore a chi nel lavoro vede messa a rischio la dignità e la propria vita”. Di qui la necessità di accogliere l’appello del Papa: “Dobbiamo oggi domandarci che cosa possiamo fare per recuperare il valore del lavoro; e quale contributo, come Chiesa, possiamo dare affinché esso sia riscattato dalla logica del mero profitto e possa essere vissuto come diritto e dovere fondamentale della persona, che esprime e incrementa la sua dignità”. “La complessità delle cause e degli eventi richiede un approccio integrale da parte di tutti i soggetti in campo”, la tesi della Cei: “vanno realizzati interventi di sistema sia a carattere statale, sia a livello aziendale. È fondamentale investire sulla ricerca e sulle nuove tecnologie, sulla formazione dei lavoratori e dei datori di lavoro, ma anche inserire nei programmi scolastici e di formazione professionale la disciplina relativa alla salute e alla sicurezza nel lavoro. È importante che lo Stato metta in atto controlli più attenti, che diventino uno stimolo alla prevenzione degli infortuni”. “Un ruolo decisivo nella tutela della sicurezza del lavoratore e delle sue condizioni di salute è assicurato dalle modalità di organizzazione dell’impresa sia sotto il profilo dell’adozione delle misure protettive sia della vigilanza affinché esse siano rispettate”, si fa notare nel messaggio, in cui si lancia un appello agli imprenditori e ai sindacati, che “nella loro continua ricerca della giustizia sociale, vigilano costantemente sulle condizioni di sicurezza sul posto di lavoro: incoraggiamo il loro impegno a tutela soprattutto delle professioni che risultano più logoranti per la salute o maggiormente esposte a rischio”. Sulla scia di quanto la Chiesa che è in Italia ha fatto in occasione della Settimana Sociale di Taranto (ottobre 2021), inine, per la Cei “è importante incoraggiare la condivisione di buone pratiche che in ambito imprenditoriale e amministrativo mostrino come coniugare non solo difesa dell’ambiente e protezione del lavoro, ma anche dignità e sicurezza, evitando dunque condizioni che mettono in pericolo la salute o addirittura causano la morte. Solo se ogni attore della prevenzione, a diverso titolo – a partire dalle istituzioni e dalle parti sociali – contribuisce al contrasto degli eventi infortunistici, si avrà una vera svolta”.