Il 2021 si è chiuso con meno del 4% della popolazione degli Stati a basso reddito completamente vaccinata. I successi delle campagne vaccinali sono stati “compromessi dal nazionalismo egoista” dei governi e “dall’avidità delle aziende”. Si legge nel Rapporto 2021-22 di Amnesty international sulla situazione dei diritti umani nel mondo. Stati ricchi come quelli dell’Unione europea, il Regno Unito e gli Usa hanno fatto scorte di vaccini “oltre il necessario – si legge nel report – chiudendo gli occhi su Big Pharma che anteponeva i profitti alle persone attraverso il rifiuto di condividere la tecnologia che avrebbe consentito una maggiore distribuzione dei vaccini”. Nel 2021 Pfizer, BioNTech e Moderna hanno stimato profitti fino a 54 miliardi di dollari mentre fornivano meno del 2% della loro produzione agli Stati a basso reddito. Amnesty punta il dito anche sulle aziende proprietarie delle piattaforme social come Facebook, Instagram e Twitter, “terreno fertile per la disinformazione”. Questa collusione “tra giganti aziendali e governi occidentali” secondo Amnesty è stata preceduta “dal crollo di sistemi sanitari, economici e di assistenza sociale trascurati per decenni”. “Milioni di persone si sono trovate a non sapere come fare ad arrivare alla fine del mese, molte altre sono rimaste senza dimora, le bambine e i bambini hanno perso l’istruzione, la povertà è cresciuta”, ha commentato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International. L’Africa, con l’8% della popolazione vaccinata alla fine del 2021, ha inoltre il tasso di vaccinazione più basso al mondo. Nel 2021 sono inoltre scoppiati o sono proseguiti conflitti in Afghanistan, Burkina Faso, Etiopia, Israele/Territori palestinesi occupati, Libia, Myanmar e Yemen, a fronte di una “vergognosa mancanza d’azione, costante paralisi degli organismi multilaterali e mancata assunzione di responsabilità delle potenze”, che “hanno contribuito a spalancare la porta all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia”.