“Senza lavoro per i giovani non c’è futuro, c’è una società precaria in cui diventa sempre più difficile pensare a costruire una famiglia, abitare in una casa, mettere al mondo dei figli. Senza lavoro per i giovani si interrompe quella ‘catena di generazioni’ che è il nastro stesso della storia e della società”. Lo ha affermato questa mattina mons. Cesare Nosiglia, amministratore apostolico di Torino e Susa, nel suo saluto al XII Congresso della Cisl Piemonte.
Il presule ha voluto iniziare il suo intervento “da una realtà che è sotto gli occhi di tutti, facilmente rintracciabile nelle statistiche. La realtà della -disoccupazione giovanile”. “In questi ultimi anni – ha osservato – abbiamo imparato a conoscere nomi nuovi: i neets, i bamboccioni, gli adolescenti prolungati… Tanti nomi per dire la stessa cosa: i giovani, nel nostro Paese più che nel resto dell’Unione e in Occidente, faticano moltissimo a trovare un lavoro”. “Quanto volte abbiamo dibattuto, come Chiesa, come sindacato, come università, come governo i vari aspetti di questa realtà?”, ha domandato mons. Nosiglia, rilevando che “da qualunque parti si guardi al problema ci si scontra con complessità e difficoltà che insabbiano i progetti e le iniziative”. Riferendosi poi alla vicenda dell’ex Embraco “avevo detto che si sarebbe dovuto cancellare il primo articolo della nostra Costituzione perché nei fatti non era messo in pratica. Sulla vicenda ex Embraco – ha aggiunto – credo che anche il sindacato dovrebbe tornare, sia in termini di eventuali possibili soluzioni sia come tema di riflessione sulle condizioni in cui si opera oggi nel mercato del lavoro”. Il presule ha poi invitato a riflettere su “una dimensione che caratterizza la nostra presenza, e che non si può cancellare né scambiare: la dimensione del territorio”. “Se è vero che si sono affermate nuove grandi realtà globali, a cominciare dal mondo virtuale di Internet, è ancor più vero che – ha ammonito – le persone continuano a vivere in precisi ambiti territoriali, vorrei dire: a vivere con i piedi per terra. E non sempre le realtà del territorio, i problemi delle persone, trovano delle risposte su Internet!”. “C’è una concretezza della vita che è il terreno proprio del nostro impegno”, ha continuato: “Una concretezza che comprende anche la capacità di non cedere alle facili retoriche della modernità, e di continuare a vedere, prima di tutto, le persone”. E, richiamando il discorso del presidente Mattarella all’inizio del suo secondo settennato, mons. Nosiglia ha rimarcato che “il rispetto profondo della persona è anche il primo passo indispensabile per riconoscere ad ognuno l’identità e la condizione di cittadino”.