“Quanti danni fa nella nostra Chiesa il decidere di camminare da sé, al fuori di quell’unità che Dio ha realizzato sulla Croce del Cristo”. A scriverlo, in una lettera indirizzata ai sacerdoti, è mons. Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace, che denuncia i “comportamenti individualistici da parte di sacerdoti, che portano ad un agire pastorale che ‘differenzia’ una comunità dalle altre, che, pregiudicando l’unità, crea ostacoli seri all’unità ed allo stile sinodale che dovrebbero connotare la vita della nostra Chiesa diocesana”. Mons. Oliva constata che “anche se al momento non ci è dato pianificare l’intero percorso sinodale, possiamo lavorare per costruire un sentire comune, per intraprendere la direzione giusta e per comprendere i passi da compiere”. Invocando un “tracciato di unità” per la Chiesa diocesana, il presule locrese ha constatato che “la nostra gente ha bisogno di speranza e di quella fiducia, che portano a guardare lontano incontro alla verità di un Dio che si fa prossimo nella realtà di un cammino illuminato da una fede vera”. Per mons. Oliva, si tratta di “un cammino fatto di relazioni, di condivisioni, di accoglienza, di ascolto. Quello di una comunità che nasce dal Vangelo e si concretizza in quella rete di relazioni fraterne”. Ricordando che “gli effetti della pandemia non sono ancora del tutto superati, così come il pericolo di contagio”, il vescovo di Locri addita ai sacerdoti “il dovere pastorale di far capire ai fedeli che occorre tanta prudenza e pazienza, che l’eccesso di euforia non giova, che è possibile vivere la fede nella sua semplicità ed essenzialità anche qualora non fosse possibile né opportuno ritornare a vivere la pietà popolare come una volta, con gli stessi ritmi e cadenze, come se nulla fosse accaduto”.