“Durante la notte si sentono i bombardamenti, e spesso scatta l’allarme. Se li sentiamo lontani rimaniamo in casa, se i boati o gli spari sono vicini a noi, abbiamo un rifugio sotto casa dove si può scendere per stare al sicuro”. A parlare al telefono da Odessa, città portuale sul Mar Nero in Ucraina, con la redazione di Popoli e Missione è suor Teresa Matyja, salesiana di Maria Ausiliatrice, originaria della Polonia. “In tanti sono scappati da Odessa perché si sente dire che i russi vogliono prendersi anche questa città; ma noi no, noi suore restiamo. Molti parrocchiani sono rimasti, sentivamo che c’era bisogno di stare con loro”, dice. Poi precisa: “non siamo costrette ovviamente! Siamo libere, ma non ci pesa questa scelta: io cerco di aiutare gli altri ad avere la mia stessa tranquillità, a non perdere la fiducia che Dio è con noi”. Suor Teresa spiega che sta vivendo nella casa dei salesiani “perché c’è bisogno di aiuto, ci sono i volontari che preparano i pacchi per i militari, e io faccio da mangiare”. “Le altre due sorelle, una polacca e una slovacca, sono rimaste a casa dove abbiamo un pensionato per le studentesse, in tutto 19 ragazze; due di loro studiano medicina e non sono andate via. Se è necessario scappano in cattedrale dove c’è un rifugio sotterraneo”. Le due consorelle prestano servizio in Caritas e fanno anche i turni di notte: “è importante che la gente veda che noi non siamo vicine a loro”.
La sofferenza della gente, secondo la salesiana, non è a senso unico: i russi che si oppongono alla follia di Putin sono numerosi. Ma la loro opinione è soffocata. In un certo senso “è come se l’Unione Sovietica non fosse mai finita”, dice la salesiana. “Io so che tanti in Russia soffrono, ho tanti amici lì, dove ho vissuto dal 2014 al 2018. Soffrono anche perché non possono fare nulla, si sentono impotenti, tanti giovani mi hanno scritto dicendo che sono contro la guerra ma non possono dirlo”.