Preghiera, solidarietà e diplomazia. Queste “le armi” di Papa Francesco e della Santa Sede per fermare la guerra. La Chiesa di Roma e il cammino sinodale. La scommessa sui giovani di Scholas Occurrentes. Il ruolo dei media e la responsabilità della comunicazione cattolica. Tra i servizi del programma “Viaggio nella Chiesa di Francesco” di Massimo Milone e Nicola Vicenti, in onda domenica 27 marzo alle 00.25 su Raiuno, in replica su Rai Storia domenica 3 aprile alle ore 12.30 e disponibile su raiplay e www.raivaticano.rai.it.
Il direttore de “La Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro, spiega la geopolitica vaticana: “La diplomazia della Santa Sede è molto particolare, tende sempre alla riconciliazione, questo il suo obiettivo, è direi, sartoriale nel senso che cuce, non taglia e per questo ad esempio il Papa non cita mai, come del resto hanno fatto i suoi predecessori le persone e gli attori in campo o le nazioni in maniera diretta. Il Papa dice con chiarezza qual è il problema. In questo caso non è un’operazione militare, si tratta di una guerra, l’ha detto con grande chiarezza. Nello stesso tempo deve lasciare spazio per i colloqui di pace che è il vero obiettivo della Santa Sede”.
Una Chiesa in cammino, la diocesi di Roma è la diocesi del Papa che vive il lungo percorso sinodale. In questa prima fase la riscoperta di una città che è un santuario a cielo aperto. “Mi interessa che diventi una vera comunità di fratelli”, dice il card. Angelo De Donatis, vicario del Papa per Roma. E ancora, nella puntata, il ruolo dei media e la responsabilità dei comunicatori. È l’ascolto il tema centrale lanciato da Papa Francesco nel messaggio per la 56esima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali che si celebrerà il 29 maggio. Intervengono, tra gli altri, don Giuseppe Costa, salesiano, secondo cui, “le tecnologie hanno cambiato il modo di produrre e accedere alle informazioni, se da un lato hanno facilitato la formazione dall’altro possono creare facilmente delle fake news” e Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio della Cei delle Comunicazioni sociali. “La formazione è fondamentale, dobbiamo avere un approccio formativo integrale ai nuovi sistemi di comunicazione – dice il direttore dell’Ufficio Cei -. Questi sistemi possono apparire come delle piattaforme con dei vantaggi enormi, apertissime, che abbattono tempi e costi alle volte, che inducono a nuove relazioni, ma possono celare rischi. Il nostro compito è diffondere una cultura della consapevolezza di ciò che si usa. La professione del giornalista per chi comunica per tutti gli operatori della comunicazione la responsabilità proprio del ruolo, della missione chiamiamola missione noi cattolici, è avere come scopo la verità”.