“Non si può pensare che i Paesi di confine possano sostenere da soli questo impegno umanitario: occorrerà che l’Unione europea decida di attuare un vero e proprio piano di ridistribuzione dei cittadini ucraini nei vari Stati membri”. È l’appello rivolto al nostro Continente per l’accoglienza dei profughi che fuggono dalla guerra in Ucraina. A rivolgerlo è stato il card, Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nell’introduzione al Consiglio permanente dei vescovi italiani. “La spinta di solidarietà dei Paesi di confine con l’Ucraina è stata davvero commovente; nessuno ha rinunciato a fare la sua parte”, l’omaggio del cardinale: “Degli oltre 3 milioni di ucraini in fuga, secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite, l’80% si trova in Polonia, un’altra gran parte in Romania, Moldavia, Ungheria e Slovacchia. Le Chiese di questi Paesi e degli altri limitrofi si sono adoperate fin da subito per fornire assistenza, beni di prima necessità, alloggi, mezzi di trasporto per raggiungere destinazioni sicure. Sono numerose poi le organizzazioni della società civile, di carattere nazionale e internazionale, che sono intervenute per offrire soccorso e accoglienza, coadiuvate da tantissimi volontari”. “Il numero degli sfollati è tuttavia un dato che è destinato ad aumentare e che nel prossimo futuro, se non cesseranno le ostilità, registrerà l’arrivo di persone ancora più fragili e povere di quelle che sono già riuscite a fuggire”, il grido d’allarme di Bassetti, che si è riferito all’arrivo di profughi nel nostro Paese: “Nelle prossime ore, alcuni voli umanitari, da Varsavia, giungeranno in Italia, permettendo a centinaia di cittadini ucraini di essere accolti da circa 20 Caritas diocesane del nostro Paese. Sono numeri che cresceranno e che richiederanno un’accoglienza di non breve periodo”, come ha fatto notare ieri il Papa all’Angelus, esortando ad un’accoglienza “non solo ora, nell’emergenza, ma anche nelle settimane e nei mesi che verranno”. “Le nostre Chiese stanno facendo e faranno la loro parte nell’accoglienza e nell’apertura di corridoi per favorire l’arrivo in sicurezza delle persone che sono bloccate nei Paesi di transito, che non riescono più a proseguire il loro viaggio o sono troppo vulnerabili per farlo”, ha assicurato il presidente della Cei: “Anche questo è un contributo prezioso alla pace”.