“In questo scenario paghiamo anche le divisioni interne alle confessioni cristiane. Serve uno scatto di consapevolezza nel capire la radicalità evangelica di una fraternità che è la grande lezione che abbiamo appreso anche dal Covid: nessuno si salva da solo”. Così mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita (Pav), in occasione dell’odierna Giornata di preghiera e digiuno per la pace in Ucraina. “Come il magistero della Chiesa – prosegue -, anche i Padri Costituenti italiani sapevano che la guerra non può mai essere strumento di pace. Ma bisogna tener vivo lo sdegno: unico antidoto all’ indifferenza, per ostacolare il cammino del male. E la preghiera è un contributo importante che i credenti debbono offrire perché sia acceso il lume della speranza. E come non sognare che papa Francesco, con tutti i patriarchi dei diversi riti orientali, scenda come il 27 marzo 2020 in piazza San Pietro, per invocare dall’Alto quella pace che gli uomini fanno fatica a darsi?”.
“Ancora non siamo usciti dalla pandemia e ci troviamo di fronte ad una guerra. Una specie di nuovo virus. È importante una solidarietà globale: non dobbiamo eliminarci tra di noi. Non dobbiamo dividerci, siamo fratelli e sorelle. Il dialogo e l’incontro- afferma il presidente Pav – sono sempre possibili. Ogni generazione deve riapprendere il linguaggio della pace e del dialogo, non il linguaggio delle armi. Il Vangelo è una Parola che va accolta per superare gli ostacoli. Amare i nemici vuol dire dare la priorità alle parole e non ai cannoni”.