“L’itinerario quaresimale comincia con un simbolo austero, quello delle ceneri: segno di morte per tutti i figli di Adamo ed Eva; segno che guarda alla morte di Gesù e fa tendere intensamente alla sua e nostra risurrezione. In Quaresima la liturgia ci propone di abbandonare le armi dell’io che portano alla morte e ci spinge a imbracciare le ‘armi della penitenza’. È una Quaresima particolare quella che si apre oggi in cui ‘chiediamo di di fermare le armi, ogni arma che uccide l’essere umano'”. Lo evidenzia il vescovo di Trapani, mons. Pietro Maria Fragnelli, in un messaggio per la Quaresima, che sarà letto anche durante la celebrazione eucaristica in cattedrale, alle ore 18.15.
“Anche un solo morto giudica e condanna uno Stato, qualunque sia la sua potenza. Dobbiamo prendere sul serio la morte di ogni persona. Ci stanno a cuore le morti dei familiari e degli amici, ma anche le tante morti in Ucraina, morti di civili e di militari, di ucraini e di russi; ci stanno a cuore le morti di cui si gonfia ogni giorno il mare Mediterraneo. Con la sapienza dei popoli leviamo il nostro grido contro la guerra d’invasione dell’Ucraina e contro ogni attentato alla vita su tutto il pianeta”, l’appello del presule.
È “una penitenza, quella quaresimale, che porta ad una revisione di vita, ad una conversione”. La prima “arma della penitenza” che il vescovo indica come necessaria “è la conversione all’ascolto, imparando ad ascoltare in modo empatico, interpellati in prima persona ogni volta che un fratello si apre con noi. Questa conversione implica un atteggiamento di apertura nei confronti della voce di Dio, che ci raggiunge attraverso la sacra Scrittura, attraverso i fratelli e gli eventi della vita”.
L’altra “arma di penitenza” indicata dal vescovo è “una vera conversione alla realtà”. “Il tempo presente domanda a noi attenzione paziente e aderente alla realtà – scrive il vescovo -. È urgente il compito ecclesiale di educare alla verità, colmando il divario tra realtà e falsa percezione di essa. I germi dell’ignoranza, della paura e dell’intolleranza crescono nello scarto tra realtà e sua percezione. Dobbiamo educare a documentarsi con serietà e libertà di mente e a sopportare che ci siano problemi che non possono essere risolti in breve tempo e con poco sforzo”. Di qui le domande: “Quali rigide precomprensioni impediscono di aprirci alle novità che vengono dalla realtà? Di quanta pazienza è capace il cuore dei credenti nel cercare soluzioni per la vita delle persone e della società?”.
Infine la terza arma è la conversione alla spiritualità: “Il cammino sinodale sta facendo maturare nella nostra Chiesa un modo spirituale di ascoltare e vivere le nostre realtà sociali e pastorali. Lo Spirito Santo non ci allontana dalla storia: ci radica nel presente e ci spinge a cambiarlo in meglio”, conclude il vescovo di Trapani, che invita tutti a rispondere generosamente all’impegno umanitario portato avanti dalla Caritas italiana per sostenere Caritas Ucraina.