“La riforma della Curia romana sarà reale e possibile se germoglierà da una riforma interiore, con la quale facciamo nostro il paradigma della spiritualità del Concilio, espressa dall’antica storia del Buon Samaritano, di quell’uomo, che devia dal suo cammino per farsi prossimo ad un uomo mezzo morto che non appartiene al suo popolo e che neppure conosce”. È il presupposto attorno a cui si articola la “Praedicate evangelium”, promulgata oggi dal Papa. Il testo, 54 pagine articolate in XI capitoli, sarà presentato il 21 marzo in sala stampa vaticana. Il principio ispiratore, si legge nella costituzione, è “una spiritualità che ha la propria fonte nell’amore di Dio che ci ha amato per primo, quando noi eravamo ancora poveri e peccatori, e che ci ricorda che il nostro dovere è servire come Cristo i fratelli, soprattutto i più bisognosi, e che il volto di Cristo si riconosce nel volto di ogni essere umano, specialmente dell’uomo e della donna che soffrono”. La riforma, quindi, “non è fine a se stessa, ma un mezzo per dare una forte testimonianza cristiana; per favorire una più efficace evangelizzazione; per promuovere un più fecondo spirito ecumenico; per incoraggiare un dialogo più costruttivo con tutti”. “Auspicata vivamente dalla maggioranza dei cardinali nell’ambito delle Congregazioni generali prima del Conclave – si ricorda nel testo – dovrà perfezionare ancora di più l’identità della stessa Curia romana, ossia quella di coadiuvare il Successore di Pietro nell’esercizio del suo supremo Ufficio pastorale per il bene e il servizio della Chiesa universale e delle Chiese particolari. Esercizio col quale si rafforzano l’unità di fede e la comunione del popolo di Dio e si promuove la missione propria della Chiesa nel mondo”. Questi i principi e i criteri per il servizio della Curia Roma: “Servizio alla missione del Papa; corresponsabilità nella communio; servizio alla missione dei vescovi; sostegno alle Chiese particolari e alle loro Conferenze episcopali e strutture gerarchiche orientali; indole vicaria della Curia Romana; spiritualità; integrità personale e professionalità; collaborazione tra i dicasteri; riunioni interdicasteriali e intradicasteriali; espressione della cattolicità; riduzione dei dicasteri”.