Per la pace in Ucraina e la riconciliazione dei popoli russi e ucraini. Per la fine di tutti i conflitti e le violenze che insanguinano le terre nel mondo, per i rifugiati che scappano dagli attacchi delle bombe e per le vittime dell’odio. Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Iraq e Siria, Armenia e Azerbaigian. Per i popoli del Myanmar, dello Yemen e del Sud Sudan. Per la riconciliazione della penisola coreana. Ad uno ad uno vengono nominati tutti i paesi e le regioni del mondo in guerra e le terre colpite dalla violenza mentre il coro intona il Kyrie eleison. Una preghiera ecumenica per la pace si è svolta questa sera nella Cattedrale di San Martino a Bratislava al termine della prima giornata dei lavori delle Giornate Sociali Europee.
È presente anche il primo ministro slovacco Eduard Heger, accompagnato dall’arcivescovo di Bratislava, mons. Stanislav Zvolenský. Ad animarla è la Comunità di Sant’Egidio. A riempire la cattedrale i vescovi europei del Ccee e della Comece, insieme ai delegati che partecipano alle Giornate. Sono presenti rappresentanti delle Chiese protestanti e riformate. “Che il Vangelo della pace risuoni in ognuno di noi e ci mobiliti”, ha detto il Rev. Christian Krieger, presidente della Conferenza delle Chiese cristiane europee (Kek) al quale è stata affidata la meditazione. “Che il Vangelo della pace possa portare conforto ai cuori feriti e addolorati, possa incoraggiare coloro che sono presi dalla sfiducia, possa calmare le nostre azioni e i nostri incontri e possa rafforzare la speranza”. “Questo periodo è stato sconvolto dal ritorno della tragedia della guerra in suolo europeo, il ritorno di quei traumi e effetti devastanti che pensavamo appartenessero al passato”.
Quattro – secondo il pastore Krieger – le lezioni che questo conflitto europeo ci ha lasciato. Il primo è che “la pace è fragile” e che “considerando la pace come normale e acquisita, abbiamo globalmente abbandonato il lavoro della riconciliazione, l’importanza della comprensione tra i popoli e gli Stati, della solidarietà e della cooperazione reciproca a favore degli interessi locali”. La seconda lezione è che “una pace duratura richiede un’attenzione costante, richiede continui sforzi di riconciliazione”. La terza lezione è che “non c’è pace senza giustizia” e non c’è pace senza “tenere conto delle legittime aspirazioni degli individui e dei popoli”. L’ultima lezione – conclude il Rev. Krieger – è che “la pace ci è data in Gesù”. “Così dove l’odio umano e la violenza minano la pace, continuiamo a mobilitarci per la giustizia e a portare il messaggio evangelico della pace”.