Scuola e Pnrr: Redaelli (Fism), “consentire al privato sociale l’accesso ai bandi prima infanzia”

La Fism, Federazione italiana scuole materne, con le sue quasi 9mila realtà sparse nel Paese, “condivide da tempo gli obiettivi del Pnrr per aumentare nel Paese l’offerta educativa nella fascia 0-6 anni, ben consapevole che – nel riequilibrio – è la fascia 3-6 anni ad essere la più carente nei servizi. Però sono anche convinte che si stiano facendo gravi errori”. Lo sottolinea in una nota il presidente Giampiero Redaelli, evidenziando che “se l’Italia è ancor lontana dal poter garantire ad almeno il 33% dei bambini su tutto il territorio asili nido e servizi per la prima infanzia – l’obiettivo europeo previsto con i finanziamenti del Pnrr – difficilmente vi riuscirà perdurando la logica statalista dominante del servizio pubblico gestito esclusivamente dal pubblico”. Ricordati i principi dell’ambizioso progetto che si lega alle definizioni del Consiglio europeo di Barcellona nel 2002 (“I bambini hanno diritto all’educazione e cura della prima infanzia a costi sostenibili e di buona qualità”), nonché la soluzione di costruire nuovi asili facilitando le famiglie, le donne che lavorano, e incrementando il tasso di natalità , Redaelli commenta negativamente quanto sta accadendo: “I fondi per gli asili nido rischiano di non essere spesi per mancanza di candidature da parte degli Enti locali, soprattutto al Sud”. I motivi? “Sono noti, uno per tutti: non hanno le risorse per poi gestire queste strutture. Inoltre, molti Comuni vorrebbero realizzare nuove scuole dell’infanzia, laddove il servizio pubblico, offerto dalle scuole paritarie, garantisce già un servizio capillare e di qualità. Tutto ciò genera sostanzialmente uno spreco economico pubblico…”. Secondo la Fism “l’errore di fondo del Pnrr è l’esclusione dalla partecipazione ai progetti del privato sociale, dimenticando che già ora l’offerta dei servizi per la prima infanzia in Italia è garantita per circa il 50% dagli Enti del Terzo settore”. Purtroppo, prosegue Redaelli, “l’articolo 118 della Costituzione a favore dell’autonoma iniziativa dei cittadini, per attività di interesse generale e sulla base della sussidiarietà, non ha trovato ancora applicazione”. Di qui la richiesta che “vengano modificati i bandi per consentire al privato sociale, con le garanzie di esperienza nel settore, di averne accesso quanto a realizzazioni di asili nido o altre strutture rivolte alla prima infanzia nei territori autorizzati dagli enti locali. Le risorse private aggiuntive sarebbero – inoltre – un moltiplicatore degli investimenti”.

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