“Noi siamo abituati a sentire notizie di guerre lontane: la Siria, lo Yemen, siamo abituati. Adesso la guerra si è avvicinata, è a casa nostra praticamente, e questo ci fa pensare sulla ‘selvaggità’ della natura umana”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, all’inizio del discorso rivolto ai partecipanti al Congresso Internazionale “Educare alla democrazia in un mondo frammentato”, promosso dalla Fondazione Pontificia Gravissimum Educationis, in corso presso l’Università Lumsa di Roma fino a domani. ”Fino a dove siamo capaci? L’assassinio dei nostri fratelli”, ha proseguito Francesco sempre fuori testo, attirando “l’attenzione su quello che sta succedendo” in Ucraina. “Penso ai bambini, ai ragazzi, ai tanti ragazzi che sono inviati al freddo, giovanissimi”, ha detto il Papa: “Soldati russi, poveretti. Pensiamo ai tanti soldati giovani ucraini. Pensiamo agli abitanti, ai giovani e alle giovani, ai bambini e alle bambine. Questo succede vicino a noi”. “Il Vangelo ci chiede di non guardare dall’altra parte, che è proprio atteggiamento più pagano dei cristiani”, il monito di Francesco: “Quando ci si abitua a guardare dall’altra parte, un cristiano lentamente diventa un pagano travestito da cristiano”. “Non è lontana la guerra, è a portata di casa, cosa faccio io?”, ha esortato a chiedersi il Papa: “Qui a Roma, al Bambino Gesù ci sono bambini feriti dai bombardamenti. Prego, faccio digiuno, faccio penitenze, spensieratamente. La guerra non una volta, sempre, è la sconfitta dell’umanità. Noi che lavoriamo nell’educazione siamo sconfitti da questa guerra, perché in parte siamo responsabili. Non esistono le guerre giuste”.