“Quando l’uomo rinnega la propria vocazione di collaboratore dell’opera di Dio e presume di mettersi al suo posto, perde la dignità di figlio e si trasforma in nemico dei suoi fratelli”. Lo ha detto il Papa, che ricevendo in udienza i partecipanti al Congresso Internazionale “Educare alla democrazia in un mondo frammentato”, promosso dalla Fondazione Pontificia Gravissimum Educationis, in corso presso l’Università Lumsa di Roma fino a domani, ha fatto riferimento alla parabola dei “vignaioli omicidi”. “I beni del creato sono offerti a tutti e a ciascuno in proporzione dei bisogni, perché nessuno accumuli il superfluo né qualcun altro manchi del necessario. Al contrario, quando il possesso egoistico riempie i cuori, le relazioni e le strutture politiche e sociali, allora l’essenza della democrazia è avvelenata, e diventa una democazia formale, non reale”, l’analisi di Francesco, che si è soffermato su due “degenerazioni della democrazia: il totalitarismo e il secolarismo”. Per San Giovanni Paolo II, ha sottolineato il Papa, uno Stato è totalitario quando “tende ad assorbire in sé la nazione, la società, la famiglia, le comunità religiose e le stesse persone. Esercitando una sopraffazione ideologica, lo Stato totalitario svuota di valore i diritti fondamentali della persona e della società, fino a sopprimere la libertà. E’ una colonizzazione ideologica”. Il secolarismo radicale, a sua volta ideologico, “deforma lo spirito democratico in maniera più sottile e subdola: eliminando la dimensione trascendente, esso indebolisce, e a poco a poco annulla, ogni apertura al dialogo”.