“Vladimir Putin non vuole essere ricordato come il presidente che ha perso l’Ucraina, lo Stato più importante della vecchia Unione sovietica e considerato dai nazionalisti russi la patria originaria della ‘nazione russa’, la cosiddetta ‘Rus’ di Kiev'”. Lo scrive padre Giovanni Sale, scrittore de “La Civiltà Cattolica”, in apertura del suo articolo nell’ultimo numero della rivista (4.122) in uscita sabato 19 marzo e come di consueto anticipato al Sir. Con la sua “operazione militare speciale”, afferma il gesuita, “il 24 febbraio ha invaso con circa 200mila soldati questo Paese, bombardando le città e distruggendo le sue maggiori strutture strategico-militari. Le città (Kiev, Mariupol) sono state per giorni ‘assediate’, ma non ancora conquistate” perché la “resistenza ucraina” in queste settimane “è stata eroica”. Gli Stati uniti e l’Ue “hanno contrastato l’invasione con sanzioni economiche molto forti, ma non intendono inviare soldati. Anche se i risultati degli incontri diplomatici e negoziali finora sono stati deludenti”, la direzione da seguire, osserva Sale, “come ha suggerito il Papa, è quella negoziale: solo questa è la via praticabile per fermare la guerra. Ma per fare ciò, si devono attivare le grandi potenze, anche quelle che hanno assunto un atteggiamento neutrale, per trattare con massimo impegno la questione dell’Ucraina e della sicurezza in Europa”. Intanto, dopo l’n attacco missilistico alla base militare di Yavoriv, località a 25 km dalla frontiera polacca, “la guerra si avvicina pericolosamente ai confini dell’Onu”, annota il politologo. Il portavoce del Pentagono, ricorda, ha ribadito “che il territorio della Nato sarà difeso non solo dagli Usa, ma da tutti gli alleati”. “Fuori dal linguaggio diplomatico – conclude il gesuita – questo sta a significare che un attacco militare ad un Paese della Nato darebbe avvio a una guerra europea, anzi mondiale”.