Quella in Ucraina “è la guerra meno raccontata che ci sia, meno comprensibile e meno esaminata”. Ne è convinto Fulvio Scaglione, per anni corrispondente da Mosca. “Il primo dato – sottolinea il giornalista – è che è difficile dire qualunque cosa” sul conflitto in atto a seguito dell’invasione russa “perché, incredibilmente nel 2022, questa è la guerra meno raccontata che ci sia mai stata”. “Il fronte è molto ampio e difficilmente raggiungibile”, spiega, aggiungendo che, “in più, Russia e Ucraina, seppur in maniera diversa, hanno avvolto tutte le operazioni in una cortina di fumo, di propaganda, di notizie tendenziose”. “La Russia – prosegue Scaglione – facendo calare la censura totale, l’Ucraina manovrando abilmente i media e approfittando del fatto che tutti i media occidentali sono schierati dalla sua parte”. “Anche da parte occidentale – osserva il giornalista – c’è un’informazione di guerra, le uniche notizie che vengono ritenute affidabili sono quelle che vengono trasmesse dagli ucraini, che non hanno ovviamente interesse a trasmettere notizie negative che li riguardano”. “Di certo – ammette il giornalista – abbiamo dovuto rivedere molti dei nostri assunti” cominciando dal fatto che si è detto che “la Russia voleva una guerra lampo” ma ormai è evidente che “le operazioni dei russi non siano indirizzate a questo; piuttosto sembrano indirizzate ad assediare le città, a farle crollare, strangolandole. E, con questo, impadronirsi di luoghi strategici dell’economia, delle infrastrutture, della società dell’Ucraina”. Inoltre, “avevamo immaginato che l’opinione pubblica russa si sarebbe ribellata all’idea di questa guerra. In effetti ci sono segnali, ma non c’è ancora indizio che queste proteste arrivino ad un livello tale da influire sulle decisioni del Cremlino. E, anche il vertice russo, per il momento, si mantiene compatto dietro Putin”. “Aspettiamo l’effetto delle sanzioni – continua Scaglione – che per ora interessano la borghesia illuminata, cosmopolita, liberale delle grandi città come Mosca e San Pietroburgo che, infatti, sono quelle in cui si manifesta”. “Ma la Russia profonda per ora è ferma e quindi bisognerà aspettare che le sanzioni comincino a mordere anche in quelle zone per vedere quanto reale sia il sostegno a Putin e alla sua folle impresa militare”.