“Godiamo di uno spazio di corresponsabilità in grado di avviare e generare nuovi processi e trasformazioni. Cerchiamo di essere parte attiva nella riabilitazione e nell’andare in aiuto della nostra società ferita”. È l’esortazione giunta dal card. Celestino Aós, arcivescovo di Santiago del Cile e presidente della Conferenza episcopale cilena, durante la preghiera ecumenica e interreligiosa per il Paese, celebrata il giorno seguente all’insediamento del nuovo presidente Gabriel Boric.
La cerimonia si è svolta nella cattedrale metropolitana. Vi hanno partecipato, oltre al nuovo presidente, i vertici dei vari poteri istituzionali e della Convenzione costituzionale e rappresentanti di diverse confessioni religiose. L’arcivescovo di Santiago ha insistito sul fatto che tutti “apparteniamo a Dio e non apparteniamo allo Stato”, e che, nell’aiutare i più bisognosi, il grande obiettivo, più che dare denaro, è “consentire una vita dignitosa per via del lavoro”. Ha poi sottolineato la corresponsabilità di tutti i cileni “nell’avviare e generare nuovi processi e trasformazioni”.
Ha detto ancora il porporato: “Oggi, specialmente oggi, preghiamo per lei, signor presidente; chiediamo per voi, autorità e governanti, legislatori e giudici, come chiedeva Salomone, che Dio illumini le vostre menti affinché sappiate cosa è bene e cosa è male, cosa è giusto e cosa è ingiusto. E affinché possiate lavorare per realizzarlo e unire le vostre volontà in progetti e cause comuni”. Allo stesso tempo, il card. Aós ha rivolto un particolare appello a quanti si assumono responsabilità nell’ambito politico, nella direzione di “promuovere una mistica della fratellanza e, allo stesso tempo, una più efficiente organizzazione sociale. I politici sono chiamati a preoccuparsi della fragilità dei popoli e delle persone. Prendersi cura della fragilità significa mostrare forza e tenerezza, lotta e fecondità, in mezzo a un modello funzionalista e privatizzante che porta inesorabilmente alla cultura dello scarto”. Nel frattempo, il presidente Boric, in alcune interviste, ha criticato la presenza, in cattedrale, degli arcivescovi emeriti Ricardo Ezzati e Francisco Javier Errázuriz: “Persone che sono state responsabili della copertura di casi di abuso sessuale non possono far parte di iniziative come questa”.