“La guerra è come un cancro che cresce, si espande, si autoalimenta”. Non usa giri di parole il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, in un’intervista ai media vaticani sul conflitto in Ucraina. Per questo, occorre “perseguire con ogni sforzo i negoziati, seguire ogni via possibile per raggiungere una soluzione, essere tenaci nell’intraprendere iniziative di pace. Non dobbiamo cedere alla logica della violenza e dell’odio”. In pochi giorni “sembra davvero cambiato il mondo, il nostro mondo”, ha osservato sottolineando che “definire ciò che sta accadendo in Ucraina un’operazione militare significa non riconoscere la realtà dei fatti”.
Nel riaffermare la necessità di iniziative politico-diplomatiche, il segretario di Stato afferma: “Stiamo ripiombando nel passato invece che osare passi verso un futuro diverso, un futuro di convivenza pacifica. Purtroppo, bisogna riconoscere che non siamo stati capaci di costruire, dopo la caduta del Muro di Berlino, un nuovo sistema di convivenza fra le Nazioni, che andasse al di là delle alleanze militari o delle convenienze economiche. La guerra in corso in Ucraina rende evidente questa sconfitta. Però vorrei anche dire che non è mai troppo tardi, non è mai tardi per fare la pace, non è mai tardi per tornare sui propri passi e per trovare un accordo”.
Per quanto riguarda la Chiesa, il card. Parolin spiega che “il ruolo dei cristiani è innanzitutto quello di convertirsi” e ricorda la preghiera ecumenica tenutasi ieri alla presenza del card. Krajewski, inviato speciale del Papa. Le Chiese, conclude, “stanno dando una grande testimonianza di solidarietà nell’aiuto ai profughi. Credo sia importantissimo anche che insistano nel chiedere la fine dei combattimenti: non può esserci giustificazione per la guerra, per l’odio e per la violenza”.