Papa Francesco: messa IV centenario S. Ignazio di Loyola, “non siamo solisti in cerca di ascolto, ma fratelli disposti in coro”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Prendere con sé”, “salire”, “pregare”, “restare”: sono i quattro verbi che indicano le azioni di Gesù nel Vangelo della Trasfigurazione, che dovremmo anche noi compiere nel nostro cammino. Lo ha suggerito Papa Francesco, nell’omelia della messa celebrata, questo pomeriggio, nella chiesa del Santissimo Nome di Gesù a Roma, nel IV centenario della canonizzazione dei Santi Isidoro l’agricoltore, Ignazio di Loyola, Francesco Saverio, Teresa di Gesù e Filippo Neri.
Il primo verbo “è prendere con sé”: Gesù “prende i discepoli, ed è Lui che ci ha presi accanto a sé: ci ha amati, scelti e chiamati – ha sottolineato il Pontefice -. All’inizio c’è il mistero di una grazia, di un’elezione. Non siamo stati anzitutto noi a prendere una decisione, ma è stato Lui a chiamarci, senza meriti nostri. Prima di essere quelli che hanno fatto della vita un dono, siamo coloro che hanno ricevuto un dono gratuito, il dono della gratuità dell’amore di Dio”. Il nostro cammino “ha bisogno di ripartire ogni giorno da qui, dalla grazia originaria”. Gesù “ci ha chiamati per nome e ci ha presi con sé, ci ha preso per mano”, per portarci “al suo monte santo, dove già ora ci vede per sempre con Lui, trasfigurati dal suo amore. Lì ci conduce la grazia, questa grazia primigenia”. Allora, l’invito del Santo Padre, “quando proviamo amarezze e delusioni, quando ci sentiamo sminuiti o incompresi, non perdiamoci in rimpianti e nostalgie. Sono tentazioni che paralizzano il cammino, sono sentieri che non portano da nessuna parte. Prendiamo invece in mano la nostra vita a partire dalla grazia. E accogliamo il regalo di vivere ogni giorno come un tratto di strada verso la meta”.
Francesco, ricordando che “il Signore prende i discepoli insieme”, ha chiarito: “La nostra chiamata è radicata nella comunione. Per ripartire ogni giorno, oltre al mistero della nostra elezione, occorre far rivivere la grazia di essere stati presi nella Chiesa, nostra santa Madre gerarchica, e per la Chiesa, nostra sposa. Siamo di Gesù, e lo siamo come Compagnia”. “Non stanchiamoci di chiedere la forza di costruire e custodire la comunione, di essere lievito di fraternità per la Chiesa e per il mondo – l’esortazione -. Non siamo solisti in cerca di ascolto, ma fratelli disposti in coro. Sentiamo con la Chiesa, respingiamo la tentazione di inseguire successi personali e di fare cordate. Non lasciamoci risucchiare dal clericalismo che irrigidisce e dalle ideologie che dividono. I Santi che ricordiamo oggi sono stati dei pilastri di comunione. Ci ricordano che in Cielo, nonostante le nostre diversità di caratteri e di vedute, siamo chiamati a stare insieme. E se saremo per sempre uniti lassù, perché non cominciare fin da ora quaggiù? Accogliamo la bellezza di essere stati presi insieme da Gesù, chiamati insieme da Gesù!”.

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