Non si conosce il numero esatto dei minori che hanno perso la vita dall’inizio della guerra, ma l’attacco all’ospedale pediatrico di Mariupol di ieri – in cui, come riportano i media, un’altra giovane vita è stata spezzata – rappresenta “una grave violazione del diritto umanitario internazionale, perché scuole e ospedali non possono diventare target per attacchi indiscriminati contro i civili”. Se i bambini che sono stati costretti a lasciare le proprie case, fuggendo attraverso il confine nei paesi limitrofi, sono oltre 1 milione, altri 6,5 milioni sono ancora nelle città ucraine, cercando riparo in rifugi sotterranei, accompagnati costantemente dalla paura e rischiando ogni istante la propria vita. Questo l’allarme lanciato da Save the Children, mentre i bombardamenti continuano a intensificarsi e cibo, acqua pulita e medicine scarseggiano. “I bambini spesso non hanno altro che i vestiti che indossano per ripararsi – dice Save the Children – e si stanno ammalando perché la temperatura è molto rigida, ma trovare le medicine ormai è un’impresa ardua. Le vie di comunicazione esterne sono interrotte e riuscire ad avere accesso ad ogni tipo di bene di prima necessità è molto difficile”. Inoltre hanno dovuto lasciare la scuola e, “sebbene in questo momento possa apparire un problema secondario, spesso durante un conflitto l’istruzione è l’unica parvenza di normalità per evitare che i minori precipitino del baratro del disagio mentale, dovuto al trauma che stanno vivendo quotidianamente”. Save the Children chiede con forza “un’immediata cessazione delle ostilità, unico modo per proteggere i bambini dalla violenza e da altre violazioni dei loro diritti”.