“Tristezza è la parola migliore per esprimere il sentimento di questo momento così drammatico per l’Ucraina e per il mondo. Anche Papa Francesco, nel suo appello, ha usato la parola tristezza. Ma da questo sentimento ne derivano altri di dubbio, paura, angoscia, delusione, indignazione, rivolta. È un momento scioccante e molto drammatico per il popolo ucraino e per tutta l’umanità”. Dal Brasile arriva la voce di mons. Volodemer Koubetch, arcivescovo metropolita dell’eparchia ucraina di San Giovanni Battista, con sede a Curitiba, capitale del Paraná. Lo Stato del Sud del Brasile ospita la più grande comunità di discendenti ucraini in Brasile, circa 600mila, di cui oltre il 90% sono cattolici. Nel territorio ci sono due eparchie ucraine: quella di San Giovanni Battista e quella dell’Immacolata Concezione, con sede a Prudentópolis (Pr). I vescovi fanno parte della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb).
Mons. Koubetch, intervistato sul sito della regione Sud 2 della Cnbb, afferma: “Quello ucraino è un popolo di resistenza, di sofferenza che va avanti da molto tempo, che ha già sofferto molto durante la guerra. Poi, è un popolo che ha sofferto nei Paesi di emigrazione. Le cose non sono state facili da nessuna parte”. Tuttavia, “essendo un popolo resistente, forte, combattivo e di fede, è riuscito a progredire nella vita, tanto che oggigiorno la maggior parte ha un buon tenore di vita, anche qui in Brasile. È un popolo resiliente con molta fede”.
L’arcivescovo sottolinea l’appoggio che sta giungendo dal popolo brasiliano attraverso gesti di fede e manifestazioni popolari, come quella vissuta il 25 febbraio a Curitiba: “Ho già inviato un messaggio al nostro arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk e lì ha avuto un impatto molto positivo. Il popolo, i fedeli, i vescovi sentono questo sostegno morale, di fronte a questa grande prova che stanno vivendo”.