“Abbiamo dovuto sentire durante i lavori che le persone perseguite penalmente per le loro attività di traffico illecito con le persone stanno diminuendo drammaticamente, mentre aumentano i casi di persone vittime del traffico”. Questo uno dei punti messi in evidenza dall’arcivescovo Stefan Heße, presidente della Commissione migrazione della Conferenza episcopale tedesca al termine dei lavori della conferenza europea del Gruppo Santa Marta. Mons. Heße ha anche riferito che si è messo a punto un piano d’azione che sarà pubblicato nei prossimi giorni e che conterrà “otto passi, che non sono del tutto nuovi, perché si tratta di mettere in pratica indicazioni che già esistono”. Tra i passi citati: “Dobbiamo vedere le vittime. Spesso sono nascoste, e occorre aprire gli occhi su queste persone”; le vittime devono “essere riabilitate” con sostegni e strategie adeguate in modo che possano cominciare una nuova vita. Di questo fa parte la possibilità che “accedano alla giustizia, senza difficoltà e ritorsioni”. Un altro passo riguarda l’esigenza di maggiore chiarezza del sistema in modo che “ogni forma di traffico sia contrastata e punita e non sia più permesso di lucrare sulle persone”; altro punto: creare consapevolezza sulle catene di approvvigionamento per non renderci complici. Per l’olandese suor Ivonne van de Kar, membro della rete delle religiose in Europa contro la tratta e lo sfruttamento “Renate”, ha sottolineato con soddisfazione come alla conferenza fossero presenti tanti uomini coinvolti in un ambito che solitamente vede le donne e le religiose in particolare impegnate in prima persona. Van de Kar ha insistito anche sulla necessità che “le comunità ecclesiali diano l’esempio” collaborando a “smascherare la schiavitù nella propria Chiesa”, e facendo attenzione che nelle strutture ecclesiali non si usi mai lavoro che deriva da sfruttamento (per esempio nei lavori di edilizia, nella cura e nei servizi).