Tratta: Gruppo Santa Marta, conclusa prima conferenza europea. Mons. Puff, serve un “cambiamento culturale” e consapevolezza

Un “cambiamento culturale” è necessario per sradicare le schiavitù moderne, che vanno dallo sfruttamento lavorativo o dei corpi, alla tratta delle persone. Nemmeno per la società civile “deve più essere accettabile” che nel mondo ci siano 40 milioni di schiavi e uno su quattro sia un bambino. Un punto di inizio possono essere, per esempio, gli acquisti consapevoli, perché “acquistare è un atto morale oltre che economico”. Ruolo fondamentale in questo “cambiamento di mentalità” è quello dei media, raccontando storie di vittime liberate e del lavoro portato avanti da tanti organismi al fianco dei sommersi. Questi alcuni spunti offerti dal vescovo Ansgar Puff, presidente del gruppo di lavoro sul traffico di esseri umani presso la Conferenza episcopale tedesca (Dbk), al termine della prima conferenza europea del Gruppo Santa Marta che si è tenuta ieri e oggi, in formato digitale, sul tema “Abolire la schiavitù oggi: come riuscirci?”. Dall’incontro è emerso che ci sono tre importanti e nuovi attori che devono essere coinvolti nella lotta, ha spiegato mons. Puff: il settore finanziario, che sta iniziando a prestare attenzione al tema, come dimostra la “Liechtenstein initiative” a cui hanno aderito già oltre 100 istituti bancari; i provider e le piattaforme informatiche, dal momento che le strade del traffico si sono spostate e il reclutamento delle vittime ora su internet; gli imprenditori che devono essere sensibilizzati e resi attenti ai rischi di sfruttamento lungo tutta la catena di approvvigionamento.

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