“I continui episodi di aggressione, in particolare nei pronto soccorso, generano nel personale sanitario un senso di solitudine e di abbandono che umilia sia la dimensione umana che quella professionale”. Lo scrive don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, nella “Lettera ai curanti” diffusa oggi in vista della XXX Giornata mondiale del malato. “In coloro che sono in prima linea – prosegue – vengono individuati obiettivi da colpire per responsabilità che a loro non appartengono. I decenni di tagli e mancata programmazione hanno sortito questo effetto”. “Una preoccupazione che ci avete rappresentato – si legge ancora nella lettera – è il crescente peso delle procedure burocratiche”. A ciò si aggiunge il fatto che “l’agire della collettività, della narrazione massmediatica e dei social, soprattutto quando assume caratteristiche aggressive o rivendicative, epiche o apocalittiche, ha una ricaduta anche sulla dimensione personale del professionista”. Don Angelelli mette quindi in guardia dal rischio del prevalere di una logica economicistica auspicando “il recupero della dimensione umana e spirituale della persona” che non è secondario, “ma costitutivo della realtà che voi siete”, ed invita a “riconsiderare il senso umano del limite. La fatica della ricerca scientifica e tecnologica, che richiede costanza, viva intelligenza, geniale curiosità e risorse adeguate – conclude -, viene sostenuta da tutti noi con piena fiducia e speranza perché tale impegno, pienamente orientato al bene dell’uomo, porti gli auspicati successi”.