“La pandemia ci ha colpito nella salute, ci ha impoverito nelle relazioni e ha compromesso anche la situazione economica. Il mondo sanitario e la pastorale della salute incrociano quotidianamente queste situazioni: non solo ne prendono atto, ma se ne prendono cura”. È quanto si legge nella “Lettera ai curanti” diffusa oggi dall’Ufficio Cei per la pastorale della salute in vista della XXX Giornata mondiale del malato. Di qui l’importanza di una pazienza “capace di rispondere alle domande della vita” da parte del “curato” e del “curante. Fratelli tutti di fronte ad un’inedita malattia globale”. Un pensiero anche a chi “si occupa di salute mentale, un’area di intervento che richiederà sempre più attenzione e sensibilità”.
Nel documento il direttore dell’Ufficio Cei don Massimo Angelelli esprime “assoluta gratitudine” a ogni operatore della salute per “la disponibilità e abnegazione con cui vivete la vostra professione” nonostante la fatica, le preoccupazioni, “la quotidiana vicinanza con il dolore, con la domanda di senso che emerge nella malattia” che “assorbe molte energie sul piano umano”. Un ringraziamento esteso insieme ad una preghiera anche ai loro familiari. “Con voi guardiamo con gratitudine al Padre della vita – prosegue la lettera -. Ci testimoniate dedizione e capacità di sacrificio. Noi ringraziamo i curanti, invitiamo ogni malato a ringraziare chi lo cura con rispetto, in scienza e coscienza, e insieme con ogni curante ringraziamo il Dio dell’amore”.