“Pensi alla morte tua e di chi ami nella luce del Risorto? Vivi la vita nella prospettiva del tuo destino eterno e testimoni la fede nella risurrezione della carne? Sono domande, queste, da non fuggire, anzi da affrontare con fede umile e coraggio per dare senso e sapore ai giorni che il Signore Ti ha dato e vorrà darti ancora”. Si chiude con queste parole la lettera “La vita che vince la morte” per la Quaresima e la Pasqua 2022 che l’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte, ha inviato alla diocesi. “Basta uno sguardo all’esistenza umana in questo mondo per constatare quanto la vita sia segnata dalla domanda che è la morte”, osserva l’arcivescovo, evidenziando che “alcuni cercano di sfuggire a questa angoscia nascondendo o spettacolarizzando la morte: i segni del lutto vengono cancellati, la morte è minimizzata nel gioco della vita rappresentato sullo schermo. La coscienza sembra non volersi arrendere al finale trionfo del nulla”. “Se questo è sempre avvenuto, tanto più la domanda sulla morte – prosegue mons. Forte – si è affacciata durante la terribile prova della pandemia: quante persone di tutte le età sono state rapite alla vita! Quanto lutto e quanta tristezza di fronte alla solitudine di chi è andato incontro alla morte senza poter stringere alcuna mano amata o ascoltare la voce e il pianto dei propri cari! L’ottimismo della ragione adulta ed emancipata, che sembrava aver esorcizzato la morte, è stato smentito da un piccolo, terribile virus!”. “La morte, dunque, è venuta a imporsi al pensiero con nuova urgenza, specialmente perché è venuta a prendersi tante persone amate”, continua l’arcivescovo, evidenziando che “per la fede cristiana il ritorno alla domanda che è la morte è sfida a tornare a quella morte, dove si è consumata la morte della morte: la morte del Figlio di Dio nella tenebra del Venerdì Santo sulla collina fuori di Gerusalemme e il Suo risorgere alla vita”. “È nella morte e resurrezione del Figlio incarnato che si rivela la luce della vita che vince la morte per tutti noi”, sottolinea mons. Forte, ricordando che “morire in Dio, affidandosi a Lui e confidando in Lui, diventa l’evento per il quale la persona, consegnata al supremo abbandono dal Padre, accetta con Cristo e per Lui di vivere la propria morte come offerta totale di sé, in un atto di obbedienza pura: morire è “abbandonarsi” nel seno di Dio, lasciando che tutto si trasfiguri in Colui che ci accoglie”. “Alla morte – ammonisce mons. Forte – dobbiamo prepararci, allora, vivendo una vita conforme alla volontà di Dio per noi, nella certezza che l’oggi dell’amore donato anticipa e prepara la vittoria dell’amore eterno. Ricevere i sacramenti della riconciliazione, dell’eucaristia e dell’unzione degli infermi rappresenta per chi crede un aiuto grandissimo ad andare incontro al Dio che viene nell’ora della nostra morte, per chiamarci alla vita senza tramonto in Lui”.