“Il titolo dell’incontro non mi convince del tutto. Preferirei: Mediterraneo, pace senza frontiere. Se l’Europa ha saputo – nonostante le sue numerose differenze nazionali, storiche, culturali e religiose – unirsi e praticamente cancellare i confini tra i 27 Paesi membri dell’Unione, perché non sognare un Mediterraneo in pace e senza frontiere, unito nella diversità?”. Lo dice il card. Cristóbal López Romero, arcivescovo salesiano di Rabat (Marocco), in un’intervista rilasciata al Sir alla vigilia dell’Incontro dei vescovi e sindaci del Mediterraneo che si terrà dal 23 al 27 febbraio, a Firenze. “Propongo di cominciare a costruire questo Mediterraneo in pace e senza frontiere che coinvolga i Paesi del Maghreb – dal Marocco, alla Tunisia, all’Algeria –, il Medio Oriente dal Libano alla Siria, da Israele e Palestina alla Turchia. E i Paesi dei Balcani, dalla Croazia alla Serbia”, afferma il cardinale. “Certo – aggiunge – è un orizzonte lontano e utopico ma mobilitante. Settanta anni fa, c’erano politici sognatori, di grandi visioni, che immaginavano una Europa unita. Sono stati fatti molti progressi anche se questo obiettivo non è stato raggiunto al 100 per cento. Penso però che dal cielo Schuman, De Gasperi, Adenauer devono essere contenti del cammino fatto. Una marcia di 10 chilometri inizia con il primo passo. Se questo primo passo non viene fatto, non ci sarà né marcia né arrivo. Bisogna allora incontrarsi, conoscersi, interagire con rispetto reciproco, abbattere i pregiudizi, stabilire accordi, instaurare rapporti di fiducia”.