L’Osservatorio sul divario sociale dell’Università Cattolica Argentina (Uca) evidenzia che a fine 2021, su un campione di 5.680 famiglie, il 23% delle famiglie nell’Argentina urbana ha segnalato la presenza di vendita di droga nell’isolato o quartiere in cui si trova. Una percentuale che sale al 30% nelle zone urbane al di fuori della capitale. I dati mostrano una maggiore presenza di spaccio e traffico di droga tra i settori più vulnerabili a livello socio-lavorativo. In particolare, il 41% delle famiglie che vive in situazione marginale o a basso reddito è consapevole di traffico di droga nei dintorni, percentuale che sale al 60% nelle cosiddette “villas de emergencia”, nei sobborghi di Buenos Aires e delle altre principali città. Ancora, tre famiglie su dieci con bambini si trovano in aree con presenza di spaccio o traffico di droga.
Secondo l’Osservatorio, il consumo di droga era regredito nel 2020, durante il periodo di maggior isolamento sociale nel quadro della pandemia del Covid-19, ma sia l’offerta da parte dei trafficanti di droga che le domande di sostanze psicoattive e alcoliche avrebbero avuto una brusca impennata nel 2021, tornando anche a livelli superiori al periodo pre-pandemia.
L’Osservatorio denuncia la mancanza di risposte adeguate dagli organismi statali, sia a livello di repressione sia di prevenzione. Di conseguenza, “le quasi uniche risposte al problema provengono da organizzazioni non governative, chiese, media o enti privati, ma queste reazioni sono chiaramente insufficienti per risolvere un problema così complesso”. Lo studio conferma la correlazione tra l’aumento delle dipendenze e l’avanzata territoriale del narcotraffico nelle aree metropolitane, così come nei centri urbani più piccoli, con particolare penetrazione nei quartieri più poveri, ma anche nei quartieri popolari e borghesi, pur con minore riconoscimento e visibilità”.