Il sindaco è “amministratore paziente e tenace del bene comune”; in sostanza è “eletto da una parte, servo di tutti”. Lo ha affermato questa mattina il card. Edoardo Menichelli, rivolgendosi ai sindaci che hanno partecipato all’udienza con Papa Francesco.
“Amo il sindaco che si libera dall’appartenenza e guarda a tutti i suoi ‘figli’, in particolare ai più deboli”, ha rivelato il porporato, sottolineando che “il bene comune richiede partecipazione, coinvolgimento, dialogo, anche con quella parte politica e amministrativa che si descrive sbrigativamente come ‘opposizione’”. “Ognuno di voi – ha esortato – voglia ispirarsi a figure di sindaci che questo hanno fatto in tempi particolarmente difficili e conflittuali. Personalmente suggerisco Giorgio La Pira”. Inoltre, il sindaco è “educatore e costruttore di democrazia”. “Sono fermamente convinto che – ha spiegato – la democrazia, prima di progetti politici, sia questione di popolo, di responsabilità personale, di un tessuto frutto del lavoro di tutto un popolo”. “La storia – ha proseguito – registra spesso violenze alla democrazia. Perché questo non accada è necessario rendersi conto, e qui sta l’essere educatori e costruttori, che la democrazia è costosa non solo perché essa va difesa, ma perché essa richiede un sostegno dialogante e responsabile di tutti, direi più semplicemente che ha bisogno di una cultura di relazione appassionata e partecipata. La democrazia costa perché essa è il risultato di un impegno di fraternità e di solidarietà”. “La democrazia – ha concluso – è come una persona: perché sviluppi e cresca essa ha bisogno di cura, di amore, di protezione di modo che la comunità che gode di essa sia sempre storicamente significativa e si accolli la fraterna condivisione di quanti possono avere il passo sociale lento e affaticato”.