Al primo posto tra le paure dei genitori vi è il rischio che i propri figli possano essere adescati online da parte di adulti con scopi sessuali (63%), seguita dal rischio che i figli ricevano insulti o siano vittime di bullismo (38%), partecipino a challenge pericolose (29%), ricevano la richiesta di invio di foto provocanti da parte dei coetanei (25%), accedano a contenuti pornografici (24%), siano esposti a contenuti che esaltano l’anoressia, l’autolesionismo o il suicidio (22%), condividano informazioni personali (21%), vedano immagini violente o drammatiche (14%), postino qualcosa di impulso per poi pentirsene (13%), accedano a materiali che inneggiano al razzismo o al sessismo (12%), condividano una loro foto senza permesso (12%). Sono alcuni dei dati della ricerca, condotta da Doxa Kids, su nuove opportunità e nuovi rischi per giovani e genitori nel contesto della trasformazione digitale che verranno presentati durante il convegno “Nel mondo virtuale servono diritti reali” organizzato da Telefono Azzurro per il 7 e 8 febbraio prossimi, in occasione del Safer Internet.
Riguardo il metaverso, ovvero quella realtà virtuale in cui è possibile connettersi attraverso un ologramma/avatar di sé, la ricerca mostra che il 57% del campione giovani ha risposto di non conoscerlo, il 33% di averne una conoscenza generica e solo il 10% ha dichiarato di sapere di cosa si tratta. Di contro solo il 17% dei genitori ha dichiarato di sapere cos’è il metaverso, il 37% di averne solo una conoscenza generica e ben il 46% di non sapere di cosa si tratti. Il 59% del totale dei genitori intervistati è interessato a saperne di più. La ricerca mostra anche che il 71% dei giovani intervistati ritiene di aver aumentato il tempo trascorso online negli ultimi due anni (opinione condivisa dal 70% dei genitori, che nel 63% dei casi spesso si chiedono se il tempo che i figli trascorrono online non sia eccessivo). Quasi la metà dei giovani (47%) dichiara di essere connesso 2-3 ore al giorno e c’è un 12% di giovani che dichiara di essere connesso da 4 a 6 ore al giorno, un 4% che afferma di essere sempre connesso e un 3% che lo è per più di 6 ore. Quando sono ‘on line’ i giovani chattano (58%), ascoltano musica (53%), giocano (48%), seguono lezioni a distanza (39%), guardano film o serie tv (38%), mandano vocal su Whatsapp (29%), guardano video tutorial (27%), video di game players (26%) o video per informarsi e studiare (25%), pubblicano foto/video/storie su Tik Tok, Instagram e altri social (23%). Solo il 4% legge giornali online. Tra i genitori l’82% guarda serie tv insieme ai figli, il 54% condivide contenuti, il 44% gioca a videogame/giochi online con i figli, il 35% registra video con loro. Tra i genitori prevale la percezione negativa dei social che favorirebbero un senso di solitudine (34%) e la pressione rispetto alle aspettative sociali (29%) nonché la disuguaglianza (13%). Per il 29%, però, favorirebbero il senso di comunità, l’apprendimento di cose nuove (27%), le relazioni (26%), l’espressione delle proprie emozioni (20%) e inclinazioni (17%), la possibilità di chiedere aiuto quando si è in difficoltà (10%), l’uguaglianza (5%). Il 27% dei genitori, inoltre, dichiara di conoscere le password dei figli, il 22% controlla con quali contatti stringe amicizia sui social, il 21% si fida e basta per non invadere la privacy dei figli, il 21% è follower dei figli e li segue sui social, il 21% ha attivato filtri di sicurezza che bloccano i contenuti per età. Ben il 44% dei genitori non controlla le app scaricate dal figlio perché si fida o perché il figlio non glielo permette.