“Voi cristiani dell’Iraq, che dai tempi apostolici vivete fianco a fianco con altre religioni, avete, oggi specialmente, un’altra imprescindibile vocazione: impegnarvi affinché le religioni siano a servizio della fraternità”. Lo ha detto il Papa, ricevendo oggi in udienza i rappresentanti delle Chiese dell’Iraq, ai quali ha ribadito che “il dialogo interreligioso non è questione di pura cortesia”: “No, va oltre. Non è questione di negoziazione o di diplomazia. No, va oltre. È un cammino di fratellanza proteso alla pace, un cammino spesso faticoso ma che, specialmente in questi tempi, Dio chiede e benedice. È un percorso che ha bisogno di pazienza e comprensione. Ma ci fa crescere come cristiani, perché richiede l’apertura del cuore e l’impegno ad essere, concretamente, operatori di pace”. “Porsi in dialogo è anche il miglior antidoto all’estremismo, che è un pericolo per gli aderenti di ogni religione e una grave minaccia alla pace”, ha denunciato Francesco, secondo il quale “occorre lavorare per sradicare le cause remote dei fondamentalismi, di questi estremismi che attecchiscono più facilmente in contesti di povertà materiale, culturale ed educativa, e vengono alimentati da situazioni di ingiustizia e di precarietà, come quelli lasciati dalle guerre. E quante guerre, quanti conflitti, quante nefaste interferenze hanno colpito il vostro Paese! Esso ha bisogno di uno sviluppo autonomo e coeso, senza che, come troppe volte tristemente accaduto, venga danneggiato da interessi esterni”. “Il vostro Paese ha la propria dignità, la propria libertà e non può essere ridotto a un campo di guerra”, ha detto il Papa: “Non scoraggiatevi: mentre tanti, a vari livelli, minacciano la pace, noi non distogliamo lo sguardo da Gesù, Principe della pace, e non stanchiamoci di invocare il suo Spirito, artefice di unità”.